Rientro a settembre: cosa cambia?

Anche se quella di un rientro a settembre verso una nuova condizione lavorativa in questi giorni sembra più speranza che realtà, le aziende si stanno preparando ormai da qualche mese a questo nuovo inizio. Tra le tante possibili interpretazioni dell’impatto della pandemia sul nostro modo di lavorare, quella di cui più abbiamo fatto, e faremo, esperienza, è sicuramente la trasformazione del lavoro quotidiano che ha valicato i confini fisici dell’ufficio vero e proprio verso la vita e gli spazi privati delle persone. Un’osmosi resa possibile dal digitale e che ha a sua volta generato nuove possibilità di formazione, sviluppo dei talenti, capacità di resilienza e nuove modalità di leadership.

Nell’immaginare il futuro, la maggior parte delle aziende si è resa ormai conto che un ritorno ai precedenti modelli non è nemmeno più ipotizzabile. Nel suo ultimo libro Rosario Sica, CEO di OpenKnowledge, sottolinea che se molte sono ancora le incognite ancora irrisolte, l’era post COVID-19 può essere vista anche come una grande opportunità, a condizione di abbracciare davvero il cambiamento e ridisegnare totalmente l’organizzazione. Smartworking, remote working, nearworking parole chiave che hanno acquistato un rilievo che non avevano mai avuto prima. Oggi stiamo assistendo al grande passaggio dall’Employee Experience alla dimensione dell’Employee Caring, un’attenzione alle persone e ai loro bisogni che apre possibilità nuove per tutte le organizzazioni. 

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Attenzione verso le persone

“L’emergenza sanitaria ha posto le aziende di fronte ad una scoperta inattesa: hanno compreso infatti che possono funzionare bene anche solo con il 20% dei dipendenti seduti alla loro scrivania. Se questo è vero, perché sostenere il costo di un ufficio per il restante 80%?” si chiede Marco Minghetti su Nova100 aprendo il discorso di ciò che cambierà da settembre in poi, Covid permettendo. La risposta non è semplice. Se da un lato esistono tool che aiutano a supportare le modalità di comunicazione tra le persone, emerge una necessità di incontro fisico, a cui le aziende devono rispondere. L’ufficio da settembre non sarà più solo un luogo, dice Barbara Cominelli, CEO di JLL, non lo è già più, ma sarà uno degli strumenti che ciascuno di noi ha a disposizione per lavorare e soprattutto per lavorare al meglio. Ciò significa che tra digitale e fisico non c’è contrapposizione ma integrazione, una evoluzione positiva, un nuovo equilibrio con più qualità di vita ma anche più risultati. Procedere in questa direzione richiede un ripensamento del concetto di lavoro e, in parallelo, anche l’adozione di un approccio sempre più human centered, cioè che parta dall’esperienza del dipendente e che si traduca nella progettazione di nuovi spazi di lavoro.

razzo lanciato dal mare

Un ufficio ibrido

Le aziende tradizionali si stanno trasformando in social organization, emerge dai case studies raccolti dall’Osservatorio Smartworking del Politecnico di Milano. Il trend più diffuso tra le esperienze raccolte è l’orientamento a intendere lo spazio fisico come luogo di interazione e scambio, messo alla prova durante la pandemia e che ha portato benefici importanti dal punto di vista della produttività e della conciliazione tra vita e lavoro. Dal modo in cui tante aziende italiane e multinazionali stanno pensando di riorganizzarsi da settembre in poi, infatti, emerge un nuovo modo di fare impresa che consente alle persone di lavorare con molta più efficienza attraverso la costituzione di community collaborative online. Ibridazione e Human Experience, sono le parole chiave di questo futuro immaginato ed esprimono la complementarità, e la complessità, tra fisico e digitale.

Anche lavoratori e lavoratrici chiedono la direzione verso l’ibridazione tra lavoro in ufficio e lavoro da remoto e, secondo gli ultimi dati, un lavoratore su due non vorrebbe più tornare in ufficio il 25% dei dipendenti afferma che potrebbe licenziarsi se le aziende richiedessero la loro presenza in ufficio full time. La sfida che i reparti HR stanno affrontando, e per cui si continuerà a cercare soluzioni, è proprio quella legata all’engagement delle persone in una situazione in cui tornare in ufficio è divenuta per molte persone una condizione valida per pensare a un cambio di carriera. In questo senso, non possiamo ignorare il fatto che la cura dei propri e delle proprie dipendenti, passa anche da qui e resta una delle principali priorità segnate nell’agenda aziendale per settembre. L’attenzione verso le persone, il farle sentire psicologicamente al sicuro e nella condizione di poter parlare apertamente sapendo di essere ascoltate, dovrà essere il cuore dei piani HR anche in futuro.

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Comunicazione trasparente e digitalizzazione

Come ci ha raccontato Luciana De Laurentiis, Head of Corporate Culture & Inclusion at Fastweb,  in una recente intervista, una comunicazione trasparente è in tal senso la strada da perseguire se si vuole creare una relazione di fiducia con le proprie persone. La digitalizzazione di molti processi e procedure, l’inserimento di piattaforme collaborative nel lavoro quotidiano, hanno contribuito a facilitare il cambiamento e il passaggio da azienda tradizionale a social organisation. É altresì ipotizzabile che settembre porterà con sé una ulteriore spinta verso la digitalizzazione, che dovrà però essere accompagnata da piani di formazione e di investimento a sostegno delle persone. Come emerge dai business case presentati dall’Osservatorio, le aziende stanno investendo in progetti  di digitalizzazione al fine di favorire il raggiungimento di un migliore equilibrio tra la vita privata e professionale, e il miglioramento dell’inclusione di persone in situazioni di fragilità o di disabilità.

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