Ora puoi sfogarti su TikTok su tutto quello che non va nel tuo lavoro | Hashtag worktok: la collettività pensa a come cambiare le cose

Un paio di anni fa l’happy hour al pub dopo essere usciti dall’ufficio era la meta preferita dai dipendenti per lamentarsi di tutto ciò che non andava al lavoro. Ma adesso le cose sono cambiate. Ora i lavoratori di tutto il mondo hanno iniziato a sfogarsi attraverso il loro cellulare, registrando video sui social media, soprattutto su TikTok, dove gli hashtag #worktok e #careertok sono diventati virali.

Su TikTok ci sono migliaia di lavoratori che si lamentano, si prendono gioco dei loro compiti quotidiani, prendono in giro i loro capi. Ma questi video non sono solo lamentele ma anche un’analisi di come negli ultimi due anni il lavoro si è trasformato. E soprattutto alla forza del singolo gruppo che si riuniva nel pub si è sostituita la forza della collettività, di una community, che insieme rivaluta gli aspetti più problematici del lavoro.

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Di che cosa si lamentano i lavoratori

I video di #worktok hanno spesso la forma di brevi e divertenti filmati di meno di un minuto, accompagnati da musica o da audio in tendenza. Alcuni sono realizzati da creator seguiti da migliaia di follower, ma molti appartengono a chi ha un lavoro comune, dal fast food alla finanza agli studi di avvocati. Il risultato è una conversazione collettiva che ha accumulato oltre un miliardo di visualizzazioni.

Chase Coleman, tech account manager con sede negli Stati Uniti, i cui video hanno ottenuto quasi tre milioni di visualizzazioni, affronta temi come l’impossibilità di staccare veramente la spina quando si prende un periodo di ferie e l’annegamento in una serie infinita di e-mail. L’avvocato Henry Nelson-Case, con sede nel Regno Unito, prende in giro i capi e ricorda ai colleghi che le aziende li considerano tutti sacrificabili; quindi, dovrebbero dare priorità al loro benessere prima di ogni altra cosa.

ragazza che presenta alla lavagna

Il lavoro alla berlina: è ora di cambiare la cultura aziendale

La popolarità di questi video non è sorprendente, dicono gli esperti. “Il lavoro è un argomento con cui tutti possono confrontarsi“, ha detto alla BBC Amanda Wood, senior social marketing manager della società di social-analytics Hootsuite. Questi video però riflettono anche il fatto che, con il protrarsi della pandemia, molti degli elementi problematici del lavoro sono stati oggetto di maggiore attenzione, soprattutto per le nuove generazioni.

Un video mostra un utente della Gen Z che chiede: “Che te ne fai di un lavoro d’ufficio? Qualcuno può spiegarmelo? Io non ne ho idea”. L’hr americana Samy Jones ha risposto con un altro video – che ha attirato quasi due milioni di visualizzazioni – in cui fa la parodia di un lavoratore aziendale che parla mettendo in fila le solite frasi fatte: “Sono felice che tu me l’abbia chiesto: Vi darò alcuni spunti chiave”, dice, spiegando la necessità di “massimizzare” e “spostare l’ago della bilancia”.

La solidarietà: a prescindere da che lavoro fai, alcune dinamiche succedono ovunque

Per l’avvocato Nelson-Case, #worktok mostra come “molti di noi vivono le stesse esperienze, indipendentemente dal lavoro che svolgono”. Per lui, #worktok riguarda non tanto le dinamiche dei singoli uffici, piuttosto “le sfumature e le sfide dell’ambiente aziendale stesso“. E ricorda che una volta aveva postato un video in cui piangeva prima di una chiamata di lavoro, e molti hanno risposto che era successo anche a loro.

Sebbene molti di questi video siano satirici, le lamentele che appaiono su #worktok spesso si trasformano in un dialogo sincero che può offrire agli altri utenti supporto o consigli di carriera. Tutto questo perché vivere situazioni simili fa nascere solidarietà e fa sentire meno soli.

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Un dialogo in cui ci si scambiano consigli 

In uno dei suoi video virali l’hr Samy Jones, sfruttando un’esperienza pluriennale da reclutatrice, ha offerto ai suoi follower un elenco di situazioni che durante il processo di selezione possono essere l’allarme di un ambiente tossico, le ha chiamate “bandiere rosse”. “700 fasi del colloquio?”, dice in un video. “Bandiera rossa”. Attraverso il dialogo, questi video di TikTok sono emblematici della recente spinta verso una maggiore flessibilità dei lavoratori, una migliore integrazione tra lavoro e vita privata e una maggiore consapevolezza della salute mentale.

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