Il divario di genere, anche nella leadership, si combatte con la consapevolezza di sé. Il coaching è un alleato!

La consapevolezza di sé è l’abilità fondamentale della leadership del ventunesimo secolo. I leader che sanno chi sono e come sono visti dagli altri sono più efficaci, sicuri di sé, e promuovibili. Alcune ricerche hanno dimostrato che le donne hanno un leggero vantaggio sulla consapevolezza di sé rispetto agli uomini e che sono anche valutate più consapevoli da collaboratori, manager e colleghi.

Allora perché i vantaggi delle donne in termini di autoconsapevolezza non si traducono in una migliore rappresentanza nei ruoli dirigenziali? Perché le donne continuano a essere pagate meno degli uomini? Concentrarsi sul ruolo svolto dalla consapevolezza di sé può fornire degli strumenti, tra gli altri, per affrontare alcune di queste disparità. La questione è che le donne si sottovalutano più degli uomini ma non nel modo in cui crede la maggior parte delle persone.

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Uno studio dell’Harvard Business Review: le donne hanno più consapevolezza di sé

La prestigiosa Harvard Business Review, rivista rivolta ai professionisti del business e del management, ha svolto un programma di ricerca sulla consapevolezza di sé, durato più di cinque anni. La ricerca ha dimostrato che le donne hanno un leggero vantaggio sulla consapevolezza di sé rispetto agli uomini.

In uno studio condotto su 275 persone, l’autovalutazione della consapevolezza da parte delle donne è leggermente superiore a quella degli uomini. Altre ricerche hanno dimostrato che le donne sono valutate più consapevoli dai loro collaboratori, dai manager che lavorano con loro e dai colleghi. Le donne sono anche in grado di riconoscere meglio l’importanza dell’autoconsapevolezza per il successo e l’avanzamento di carriera.

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Le donne si sottovalutano, ma non come crede la maggior parte delle persone

Le donne si sottovalutano, ma non come crede la maggior parte delle persone. Anche se dalle ricerche emerge che le donne non si sottovalutano come leader, potrebbero avere una sfida un po’ più sfumata da affrontare: può mancare la fiducia nel fatto che gli altri apprezzino il loro contributo.

In uno studio, l’autovalutazione dell’intelligenza emotiva (EQ, competenza chiave della leadership) da parte di donne e uomini non differiva. Tuttavia, quando è stato chiesto loro di prevedere come il loro supervisore avrebbe valutato la loro EQ, le previsioni delle donne sono state tre volte più basse di quelle degli uomini, nonostante il loro capo le valutasse leggermente meglio degli uomini.

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Perché le donne sottovalutano il loro vero valore?

I ricercatori hanno suggerito che gli stereotipi persistenti sul fatto che la leadership sia una caratteristica maschile possono indurre le donne a temere di convalidare gli stereotipi negativi, pensando quindi che i colleghi le vedano meno efficaci di quanto non si vedano loro stesse.

La capacità di prevedere come gli altri ci vedono, spesso chiamata meta-percezione, è un aspetto importante della consapevolezza di sé. In effetti, quando le donne sottovalutano il modo in cui gli altri vedono il loro contributo, possono involontariamente frenarsi. Se una donna leader crede che gli altri non la apprezzino, potrebbe essere più cauta nel presentare domanda di lavoro, nel proporsi per una promozione o nel chiedere un aumento.

Il coaching come alleato per la consapevolezza di sé

Una sfida per le donne – l’ennesima e che non dovrebbero trovarsi da sole ad affronatare – potrebbe essere farsi un’idea più precisa del loro contributo attraverso gli occhi degli altri. Un approccio per confrontare le nostre previsioni con la realtà è l‘esercizio del “meglio riflesso” (in inglese reflected best self-exercise o RBS).

Questo metodo è un potente veicolo per scoprire i nostri punti di forza come li vedono gli altri e quindi per eliminare eventuali vincoli autoimposti. L’esercizio funziona scegliendo almeno otto persone – colleghi attuali o precedenti, dipendenti, supervisori, amici, familiari – che risponderanno con le nostre caratteristiche. Così da comporre un autoritratto del nostro “meglio” attraverso gli occhi degli altri.

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