Contagio Covid in azienda: che fare?

È passato un anno e il Covid non se n’è andato. Sull’orlo del terzo lockdown i casi aumentano e, nonostante gli inviti del Governo a preferire lo smartworking, sono molte le aziende che ancora scelgono di chiedere ai propri lavoratrici e lavoratori di  lavorare in presenza. In questo articolo abbiamo raccolto linee guida e normative per capire quali sono le responsabilità di aziende e persone e che cosa fare in caso di una persona contagiata in azienda.

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Cosa fare se abbiamo un contagio in azienda

Nel caso in cui una persona inizi a presentare febbre, tosse e altri sintomi mentre si trova in ufficio, deve immediatamente comunicarlo all’ufficio del personale e al proprio medico curante. L’azienda deve quindi procedere al suo isolamento, a quello delle persone che hanno avuto contatti ravvicinati e prolungati con lei e a quello dei locali in cui è stata. Poi, dovrà avvertire l’Autorità Sanitaria attraverso i numeri di emergenza forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute. Una volta che i locali sono stati isolati, è necessario procedere alla pulizia e sanificazione dell’area, secondo la circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020.

Qualora la lavoratrice e il lavoratore non si trovino in azienda alla comparsa dei sintomi, ma si sono recati nei locali aziendali nei quattordici giorni precedenti, l’azienda deve in ogni caso procedere alla sanificazione degli ambienti e collaborare con l’Autorità Sanitaria alla definizione dei contatti stretti, cioè di eventuali colleghi e colleghe con cui la persona contagiata può essere entrata in contatto durante il tempo trascorso in ufficio.

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Cosa fare se abbiamo un contatto stretto o un contatto indiretto in azienda

Per contatto stretto si intende che una persona che vive nella stessa casa di una persona contagiata, o che, nei quattordici giorni precedenti alla comunicazione al datore di lavoro, ha avuto un contatto fisico diretto, a distanza minore di due metri, di durata maggiore di quindici minuti, al chiuso e senza mascherina con una persona contagiata. Dal momento che i contatti stretti sono sottoposti alla misura della quarantena con sorveglianza sanitaria attiva, è obbligatorio che queste persone siano messe in grado di lavorare in smartworking.

Il datore di lavoro deve chiedere al o alla dipendente di essere informato sull’evolversi della situazione; deve informare il Medico Competente della situazione; deve mantenere informati anche le altre persone che lavorano in azienda dell’evolversi della situazione, pur nel rispetto della privacy; può disporre la sanificazione delle aree dove il contatto stretto ha lavorato; e può sensibilizzare tutte e tutti alla necessità di rispettare le norme igieniche e di distanziamento o di preferire lo smartworking laddove sia possibile.

Per contatto indiretto si intende una persona che è entrata in qualche modo in relazione con un contatto stretto. Questa persona non è sottoposta a quarantena, ma può chiedere al datore di lavoro di lavorare in smartworking. Il datore di lavoro può a sua volta chiedere di essere tenuto informato sull’evolversi della situazione. Non si ritiene necessaria la sanificazione degli ambienti né la comunicazione alle altre persone lavoratrici.

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Le normative di riferimento

In accordo con il Governo, il 14 marzo 2020 sindacati e imprese hanno firmato un protocollo per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici; il protocollo è stato integrato il 24 aprile 2020 ed è stato ripreso via via in tutte le normative successive, compreso l’ultimo DPCM 2 marzo 2021. Tale DPCM conferma quanto già introdotto dai decreti precedenti sull’uso di mascherine e delle altre misure di protezione, tra cui il distanziamento fisico e il lavaggio delle mani.

Le novità introdotte sono contenute negli allegati dedicati ai diversi settori produttivi.

È comunque ormai divenuta buona norma che l’azienda sensibilizzi lavoratori e lavoratrici a rispettare le regole di comportamento previste per il contenimento del contagio; a informare l’azienda della situazione di positività; e a intensificare l’auto-monitoraggio delle proprie condizioni di salute. È altresì buona norma che la direzione HR valuti insieme al RSPP l’adempimento di tutte le procedure previste dalle normative in presenza di persone contagiate o contatti stretti.

Le responsabilità dell’azienda per prevenire i contagi

La prima responsabilità dell’azienda è di promuovere il lavoro da remoto sempre quando è  possibile. Inoltre, l’azienda deve portare avanti un’importante azione di informazione interna circa le responsabilità individuali e le normative. Secondo le linee guida del Ministero della Salute, in vigore da febbraio 2020, inoltre, l’azienda ha la responsabilità di assicurare la pulizia giornaliera e la sanificazione dei locali, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni. Fino alla fine dell’emergenza sanitaria è necessario garantire la partecipazione ad attività lavorative e formazione a distanza.

Le responsabilità di lavoratrici e lavoratori

La prima responsabilità per il lavoratore e la lavoratrice è l’automonitoraggio del proprio stato di salute e il rispetto dei comportamenti anti contagio (indossare la mascherina, mantenere le distanze, lavarsi spesso le mani e così via). Le persone hanno inoltre l’obbligo di restare a casa qualora presentino febbre oltre 37.5, di chiamare il proprio medico e l’autorità sanitaria e di avvertire il datore di lavoro, soprattutto se nei quattordici giorni precedenti ci si è recati in ufficio. Lavoratori e lavoratrici devono richiedere lo smartworking qualora risultino un contatto stretto di una persona positiva.

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