Work-life integration: cos’è e come è possibile approcciarla? Se siete rimasti al concetto di work-life balance, ossia quell’equilibrio tra lavoro e vita privata che ognuno di noi cercava di raggiungere con fatica, sappiate che oggi lo scenario è cambiato e non si parla più di vita privata e lavoro come due piatti di una stessa bilancia, ma si palesa il concetto di integrazione dei due aspetti.
Lo smart working, infatti, non è più un’eccezione né un esperimento: è una pratica consolidata, che molti danno ormai per scontata. In diversi settori è diventato parte integrante del contratto psicologico tra azienda e persona. Ci sono chi lavora in modalità ibrida, chi sceglie il full remote e chi semplicemente si aspetta di poter organizzare il proprio tempo in autonomia, valutato sui risultati e non sulla presenza.
Molte imprese hanno ripensato la loro cultura interna, abbandonando l’idea di “equilibrio” come bilancia perfetta tra lavoro e vita privata, per abbracciare un nuovo paradigma: quello della work-life integration..
In fondo, non si tratta più di separare, ma di integrare: costruire una quotidianità in cui professione e vita personale trovano un ritmo comune, sostenibile e autentico.
Vediamo in che modo
Cos’è la work-life integration
Niente più equilibri ed equilibristi, l’idea è quella di integrare tutto ed evitare di considerare il lavoro e la vita privata come due piatti di una bilancia che di fatto non si incontrano mai. E che, anzi, quando uno va più in su, quindi assume più importanza, porta automaticamente l’altro ad andare giù, a essere meno considerato.
La work-life integration prevede, invece, che una persona sia allo stesso tempo il lavoro che fa e una mamma/moglie/padre/marito/figlio, senza che questi ruoli siano distinti e men che meno contrapposti.
Volendo dare una definizione di work-life integration ci affidiamo alle parole della Haas School of Business dell’Università della California: “La work-life integration è un approccio che crea maggiori sinergie tra tutte le aree che fanno parte della vita: lavoro, casa/famiglia, comunità, benessere personale e salute.
Un approccio, dunque, che prevede di mescolare e sincronizzare i diversi aspetti della vita per far sì che ognuno di noi non solo stia meglio e si senta più realizzato, ma soprattutto si senta appagato. Anche perché ragionare come se lavoro e vita privata fossero dei “compartimenti stagni” non funziona poi molto e non ha più senso.
Basti pensare alle nostre case: in questi 2 anni di pandemia le abbiamo sicuramente riarredate e trasformate in uffici, magari predisponendo degli angoli ad hoc che prima non c’erano e cui non avevamo mai pensato perché, di fatto, una volta entrati in casa, lasciavamo il lavoro fuori dalla porta. O se ci ritrovavamo a mandare qualche e-mail la sera o a finire una presentazione, si trattava comunque di una manciata di ore e non di tutta la giornata.
Per non dimenticare, poi, che per molti lo smartphone è oggi sempre più un mezzo sia per raggiungere gli amici che i colleghi: basti pensare all’uso smodato che si fa di WhatsApp anche per chiedere di rispettare una scadenza, fissare una riunione o per condividere un pettegolezzo sul collega appena arrivato.
La work-life integration prende dunque atto di tutto questo per creare un nuovo modo di vivere che è in continua evoluzione e che lascia a ogni persona la capacità di autodeterminarsi.
Work-life integration vs work-life balance: le differenze
Per vedere qual è la differenza tra work-life integration e work-life balance, ecco alcuni esempi pratici che riguardano la vita di tutti i giorni.

Work-life integration: come organizzare il lavoro e quale idea di carriera
Quanto abbiamo appena detto indubbiamente va a toccare due aspetti del mondo del lavoro che di solito si sviluppano in maniera verticale: la giornata in azienda e il percorso di carriera.
Se si pensa che la giornata debba essere dalle 9 alle 18 va da sé che questa integrazione tra tutti gli aspetti della vita di una persona non ci può essere perché le ore più importanti e che di solito sono contrassegnate dalla luce vengono dedicate al lavoro. In questo caso, è necessario considerare sicuramente un range orario in cui l’azienda è aperta e in cui le persone possono incontrarsi, ma allo stesso prevedere di allungarlo o anticiparlo.
Chi lo dice che non si può svolgere una riunione alle 7 del mattino o alle 7 di sera, magari dopo avere fatto sport? Alla fine è quello che la pandemia, con le interazioni digitali a tutte le ore del giorno e della notte, ci ha insegnato. Insieme al fatto che le persone sono diventate più “accountable”, ossia responsabili di quello che fanno e per cui rispondono in prima persona.
Ecco perché si potrebbe mutuare la gestione della giornata dai coworking: se è vero che a frequentarli sono essenzialmente dei liberi professionisti, perché non dare ai propri dipendenti le stesse opportunità che i freelance hanno in uno spazio condiviso? Libero accesso in diversi momenti della giornata, gestione delle proprie attività in autonomia e possibilità di prenotare le varie sale riunioni a seconda delle esigenze.
La verticalizzazione ha da sempre contrassegnato anche il concetto di carriera visto, interpretato e proposto ai dipendenti in modo ascensionale. Si crede di andare avanti solo se si “sale di grado” o si hanno diverse persone da gestire, ma non per tutti è così. Per alcune persone fare carriera non vuol dire tanto avere un aumento di stipendio o un nuovo ruolo che magari non desiderano, ma avere sempre più competenze sia hard che soft. Imparare nuove lingue, vivere esperienze diverse, apprendere nuovi concetti e poterlo fare anche a distanza può essere un modo di intendere la carriera che così diventa orizzontale. E tutto questo ovviamente ben si sposa con la work-life integration.
Come un’azienda può andare nella direzione della work-life integration?
Lo può fare in diversi modi. Eccone alcuni:
- prevedere degli incontri periodici tra HR e dipendenti per capire come questi ultimi stanno vivendo il ritorno in ufficio e come riescono oggi a gestire la loro vita personale;
- analizzare con i dipendenti varie soluzioni flessibili: poter lavorare anche il sabato o magari poter accedere all’ufficio anche negli orari serali. Possibile se per esempio si dà un badge d’ingresso, magari per accedere a un’area ben precisa dell’azienda;
- concentrarsi sulla produttività e non sulle ore lavorate chiedendo a ogni manager di impostare il lavoro per obiettivi: è importante fare questo anche quando si progetta una nuova attività sia interna sia che riguardi un cliente;
- ripensare le performance review anche in ottica del nuovo approccio del work-life integration.
I nostri sono ovviamente solo suggerimenti, sta poi a ogni azienda valutare come aiutare i propri dipendenti a vivere una vita più piena, consapevole e “integrata”.