Tra enlightened e agile leadership: chi è il leader oggi e quali caratteristiche deve avere

Forse mai come in questo momento si parla tanto di leadership, sia da un punto di vista positivo che negativo. Ma chi sono i leader oggi e come la leadership può essere diversa dal passato? Tra leadership enlightened e leadership agile cerchiamo di capire cosa voglia dire oggi guidare le persone e quali caratteristiche deve avere un leader per guadagnarsi la fiducia degli altri.

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Cosa vuol dire essere leader oggi

Prima di entrare nel merito c’è da dire che, cosa che forse apparentemente può sembrare ovvia, leader e capo non sono la stessa cosa. Si pensa spesso che chi guida dei team, presiede un’associazione, gestisce un’azienda, lo faccia perché abbia innate doti da leader. Ma questo parallelismo è tutt’altro che scontato.

Perché se è vero che leader è una persona che ha dei seguaci, ossia delle persone che si riconoscono in lui/lei nonché condividono le decisioni che prende e le accettano in maniera positiva, è anche vero che non è detto che un capo venga seguito. Sì, magari gli si riconosce il ruolo perché per forza di cose è così, ma se la persona in questione non riesce a ingaggiare, entusiasmare, fare gruppo, come invece dovrebbe essere, difficilmente verrà vista come una guida da cui trarre ispirazione.

Al contrario, può succedere che una persona del team che non ha apparentemente nessun ruolo di responsabilità venga seguita e sia particolarmente apprezzata dagli altri. La leadership, infatti, come ricorda Annalisa Galardi nel suo libro “Il coraggio di decidere” (edito da Flaco Edizioni Group) può essere diffusa e riguardare tutti perché ognuno può “assumersi le responsabilità del contributo che può dare nel mondo”.

Così come non è automatica l’assonanza leader-capo, allo stesso modo è importante ricordare che non si è leader indistintamente in ogni campo. Magari lo si può essere in un determinato settore e, di contro, non essere bravo a parlare in pubblico. Insomma, la leadership non è qualcosa di assoluto.

In tutto questo come può essere “enlightened” e agile? Vediamolo ancora più in dettaglio.

ragazza che presenta alla lavagna

Le caratteristiche di un leader illuminato

Quando un leader è davvero “illuminato”? Lo è sicuramente quando è in grado di andare oltre se stesso e vedere cosa funziona del suo approccio e cosa no. La riflessione e il mettersi in discussione sono aspetti fondamentali di un leader che voglia agire in modo differente e sono ancora più importanti in un periodo come quello che stiamo vivendo, contrassegnato da cambiamenti molto profondi dei quali, spesso, non abbiamo la totale percezione.

Un leader illuminato dimostra infatti un alto livello di intelligenza emotiva nonché un forte grado di consapevolezza sociale. Cosa significa? Che è in grado di comprendere l’impatto che il suo modus operandi ha sulle persone e come ne influenza il lavoro e, allo stesso tempo, deve essere capace di auto-controllarsi e gestire le emozioni in modo appropriato. Inoltre, un leader che si affida all’intelligenza emotiva è in grado di creare e sostenere relazioni anche in momenti particolarmente difficili, contrassegnati da scadenze una dietro l’altra, per esempio, o da diversi insuccessi, così come riesce a mostrare empatia nei confronti delle persone che guida.

Altrettanto importante per un leader “illuminato” è avere una grande visione e saperla comunicare in modo efficace a tutte le persone che possono esserne coinvolte. Così come ragionare più sui perché si fanno le cose, anziché sul cosa e come il che, come dice Simon Sinek nel suo libro “Start with why”, portano a creare un forte senso di appartenenza e ad attirare la fiducia necessaria per realizzare tutto.

L’enlightened leader, poi, punta sul dimostrare dei valori positivi a partire dalle azioni che porta avanti. Se dimostrare è meglio che spiegare, un vero leader deve sicuramente dare il buon esempio mirando a “creare” un’eredità che supporti lo sviluppo e la crescita altrui. Cura, attenzione, esempio sono parole chiave per una leader di questo tipo insieme alla pianificazione strategica di chi sa dove vuole arrivare e individua il modo per farlo, condividendo con gli altri le proprie scelte.

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La leadership agile: quando il leader “si mette al servizio” del team

Sempre di più oggi, oltre a una leadership di tipo illuminato, si parla di una leadership agile che, prendendo spunto dalla metodologia Agile, porta avanti l’idea che le persone debbano sapere auto-organizzarsi ed essere messe in grado di farlo. Pertanto al leader spetta il compito di creare il giusto contesto affinché questo avvenga. La leadership agile punta quindi a creare un contesto in cui le persone collaborano, si scambiano feedback continui e sono pronte a modificare quanto stanno facendo in modo agile, immediato, concentrandosi sugli obiettivi sì, ma anche essere propensi ad aggiustare il tiro in ogni momento.

Un leader agile quindi lascia ampio spazio alle persone, crea un ambiente di fiducia e diventa un “servant leader”. Le mette a suo agio e dà loro la possibilità di sbagliare senza fossilizzarsi troppo sugli errori né tantomeno sentirsi colpevoli. Il leader non è più quindi colui che guida dall’alto, ma piuttosto chi “abilita” le persone, mettendosi al servizio di esse.

Come dice Michael Loop nel libro “L’arte della leadership” (versione italiana edita da Flaco Edizioni Group) il leader parla costantemente con il team per essere vicino a ogni membro e capire quali soluzioni sono necessarie. Inoltre punta sul dialogo per trovare la direzione migliore e mettere in campo piccole azioni, fatte bene, che creano fiducia e rispetto all’interno di una squadra. E, aggiungiamo, danno a ogni persona che ne fa parte la sensazione di essere protagonista di quello che fa.

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