La leadership al tempo della Digital Transformation

Il cambiamento che viviamo è senza precedenti. La digital transformation abbraccia ogni cosa in modo pervasivo, coinvolge settori, sistemi e  processi, non fa distinzioni tra industry, tra pubblico e privato, tra occidente e oriente, cambia il modo di produrre e organizzare business, servizi e lavoro. Probabilmente sta cambiando anche la nostra vita e come guarderemo a essa. Molti si domandano se cambierà anche noi stessi. Il cambiamento che apre il Terzo Millennio ha  caratteristiche che lo distinguono decisamente dagli altri. Ce ne sono almeno tre che vale la pena evidenziare.

Partecipa al webinar “Leadership e Digital Transformation”, a cura di G. Gabrielli!

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La prima caratteristica è evidenziata dall’uso diffuso di Internet – sempre più facile e a buon mercato – e alla possibilità che non solo le persone, ma anche gli oggetti, possano accedere e dialogare tra loro (Internet of Things – IOT), formando così un’immensa sfera interconnessa e interdipendente. Così tutti, persone e oggetti, diventano produttori e costruttori della società dei big data, ove sono disponibili miliardi e miliardi di dati, fonte della nuova ricchezza, che vanno elaborati, correlati e interpretati.

La seconda caratteristica è figlia della prima, ossia della circostanza che il cambiamento sta producendo anche un nuovo ambiente, un’immensa rete di cui non conosciamo l’inizio e la fine. Un ambiente sconfinato di legami, connessioni, nodi senza centro né periferia: regno di piattaforme web, sofisticati sistemi dotati di intelligenza e alimentati da algoritmi che rivoluzionano drammaticamente il modo di produrre beni e servizi, dialogano direttamente con clienti e dipendenti, sono capaci di disintermediare tutto.

La terza caratteristica del cambiamento è la sua velocità. I cambiamenti precedenti hanno viaggiato con “velocità lineare”, la digital transformation invece corre a “velocità esponenziale” aggiungendo incertezza con i suoi ritmi e brividi da Montagne Russe che generano ansia nell’epoca dell’ansia[1].

Si tratta di un cambiamento così radicale che interpella direttamente anche leader e manager. Quale mindset occorre per guidare questa trasformazione? Quali competenze sono necessarie? Basta aggiornarsi con quelle di natura digitale o occorre altro? Su cosa è più importante puntare? Cosa è bene portare con sé in questo viaggio della leadership nei territori dell’economia e dell’organizzazione digitale?

Quale mindset?

Quale mindset è necessario per affrontare con successo la sfida dell’interconnessione e interdipendenza nell’epoca digitale?

leadership-digital-transformationUn viaggio che sembra sollecitare un approccio aperto e curiosità, da accompagnare con la disponibilità a conoscere le “connessioni” della sfera per entrare in contatto con loro, senza poterle scegliere. Occorrerà una capacità di ascolto per certi versi inedita, se pensiamo che avremo a che fare con contesti di lavoro popolati da umani e umanoidi. Occorrerà continuare a sviluppare l’uso di molteplici intelligenze e di nuove sensibilità, per comprendere la diversità proposta dal nuovo contesto e valorizzare le possibili correlazioni tra i milioni di dati resi disponibili. Leader e manager vivranno nel flusso costante di analytics: business, customer, experience, learning e people analytics che andranno interpretati e ricondotti a decisioni. Quello che ci sarà da unire non saranno più i puntini di Steve Jobs, ma nuvole di puntini; sarà richiesta una straordinaria capacità di creare senso e direzione.

Con quale postura mettersi in viaggio per attraversare la trasformazione digitale?

Il nuovo ambiente che produce l’epoca digitale ci domanda anche quale postura assumere per avere successo e guidare con efficacia imprese e collaboratori nell’immensa rete di cui non conosciamo i confini. Si tratta di un ambiente dove l’intelligenza è distribuita ovunque; in esso non ci sono posizioni stabilmente centrali piuttosto un insieme dinamico di attori che si muovono velocemente e in più direzioni. Quando tutto è collegato e interdipendente emerge con più forza l’idea che da soli non si può far niente, che il modello della leadership solitaria non tenga più, che il controllo non sia più leva sufficiente, che occorre invece esprimere competenze profonde di coordinamento e cooperazione. Il mondo digitale ha bisogno di collaborazione e di intelligenza collaborativa. Quest’evoluzione richiede un cambio, per certi versi drammatico, alla leadership, esige uno switch non banale, una sorta di rivoluzione copernicana: passare dalla modalità “io” alla modalità “noi”. Ai leader di successo non basterà indicare la strada da seguire ispirando gli altri; così come per i manager non sarà sufficiente affidarsi alla loro capacità di garantire l’execution della strategia lungo la catena di comando che si vaporizza nella fumosità della rete. No, tutto questo non basta più. Occorre altro. La leadership di successo – sono in molti a pensarlo – passerà per la creazione e gestione di ampi network interni ed esterni all’organizzazione. Che postura assumere allora? Nell’epoca digitale è bene che leader e manager scelgano una postura orizzontale che favorisce apertura e circolarità, una postura che consente di avere uno sguardo dritto che crea connessioni con gli altri, che apre possibilità e disegna il futuro. La leadership nella trasformazione digitale sarà vicina e distribuita. Sarà accountable della crescita degli altri, sarà una leadership di prossimità che asseconda percorsi e progetti di collaboratori e colleghi sviluppando autonomia.

Cosa mettere nello zaino?

Cosa porta nello zaino il leader che affronta il viaggio della trasformazione digitale? Converrà portare con sé tutti gli strumenti sin qui utilizzati o sarà preferibile uno zaino leggero e maneggevole? La straordinaria velocità dell’innovazione cui la trasformazione ci sta abituando consiglia leggerezza. Suggerisce di portare lo stretto necessario per consentire apertura, valorizzare l’intuizione, generare possibilità. Non è poco. E’ molto a ben guardare, perché richiede che leader e manager rinuncino alla comodità delle certezze per abbracciare il piacere della sperimentazione.

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[1] Internazionale, 27 novembre 2017