IoT, Internet of Things: quando gli oggetti iniziano a parlare

Da mesi i magazine di settore non parlano d’altro: smart working, lavoro da casa, lavoro intelligente, flessibilità.

Oggi voglio iniziare con una storia personale.

Qualche tempo fa, preda dell’entusiasmo alla vista della prima neve alpina, da buono sportivo mi sono diretto in montagna, decisissimo a trascorrere una giornata di sci che voleva essere memorabile.

E lo è stata veramente, sotto molti punti di vista!

Al termine della performance sportiva, quando ogni pericolo sembrava scongiurato e le piste erano ormai lassù, lontane, gli scarponi (indumento notoriamente comodo) hanno approfittato della mancanza d’attrito data dal ghiaccio facendomi cadere a terra accanto all’auto, nel parcheggio a fondo valle.

E per terra sono rimasto, fino a quando la mia famiglia non è corsa a recuperarmi.

Frattura scomposta di caviglia, malleolo e legamenti. I mesi a seguire sono stati una trafila di operazioni, riabilitazioni, dolori.

Perché racconto questo?

Perché per il responsabile di una Business Unit di più di cinquanta persone che viaggia a pieno ritmo, il non poter proseguire la propria attività lavorativa con la stessa costanza e presenza di sempre può davvero essere un problema.

Può esserlo, sì.

Ma non se la business unit opera nel campo dell’informatica e dei software e ha fatto del “distance” uno dei propri motori di business.

Ebbene sì, a tutto c’è una soluzione.

Oggi siamo ospiti di Speexx Italia, che con Together condivide la passione per il digitale associato alla formazione delle risorse umane. Ispirato dalla mia sciagurata esperienza, ho deciso di scrivere un pezzo su una tematica che mi appassiona.

 IoT, Internet of Things… quando gli oggetti iniziano a parlare

Già, perché quando gli oggetti iniziano a parlare o ci si spaventa  e ci si fa qualche domanda sul proprio stato di salute mentale o si comprende che tutto è sotto controllo… e si ascolta!

Che cos’è l’Internet of Things?

Pensiamo a cosa accade ogni giorno sul luogo di lavoro: le persone entrano in un edificio, segnalano la loro presenza con dispositivi di rilevazione (badge), chiacchierano davanti alla macchinetta del caffè, partecipano a riunioni, si spostano da una stanza all’altra, utilizzano macchinari, navigano su internet, accedono alla sala mensa.  Ognuna di queste azioni può rappresentare un modello per il reperimento e la trasmissione di dati rilevanti all’interno e all’esterno del contesto lavorativo.

“Virtually every animate and inanimate object on Earth could be generating and transmitting data, including our homes, our cars, our natural and man-made environment, and yes, our bodies” (Anthony D. Williams)

L’IoT connette, tiene insieme le persone anche se non sono fisicamente vicine, mescola luoghi e dimensioni differenti in un blended working in cui tutto diventa fluido.

Sono moltissimi i settori nei quali  una grossa fetta delle mansioni dei dipendenti è coperta da attività di routine che non prevedono la collaborazione. Molto può essere portato a termine lontano dalla propria postazione. Questo non significa sostituire il luogo di lavoro con un non-luogo virtuale. Significa piuttosto ritagliare alcuni spazi per la collaborazione e la condivisione e garantirsi allo stesso tempo la libertà di scegliere il proprio ambiente ideale per le attività che esulano dall’interazione diretta con gli altri.
Vi sarà sicuramente capitato di partecipare a riunioni in cui nessuno dei presenti intrattiene relazioni con gli altri: seduti attorno a un tavolo, ciascuno a testa china sul proprio smartphone.

La vera sfida delle tecnologie sta nel riuscire a far comunicare, interconnettere tra loro le risorse umane e sfruttare il potenziale silente degli oggetti senza perdere di vista il fattore umano. L’IoT abiliterà la crescita di luoghi di lavoro smart ed ecosistemi di business innovativi. Occorrerà porre le basi per una rivoluzione degli standard della connettività e dei mezzi tramite i quali le persone condivideranno informazioni, collaboreranno e utilizzeranno le risorse a loro disposizione. L’implementazione dell’Internet of Things consentirà di collegare mondo fisico e mondo digitale, dando concretezza alla logica dello smart office  tramite soluzioni immersive, collaborative (wearables, display digitali, meeting room smart, etc.)  che permetteranno ai dipendenti di ricevere informazioni addizionali da oggetti interconnessi, dislocati in postazioni remote.

Un link tra mondo fisico e mondo virtuale

Cosa significa veramente?

Alcuni settori possono aiutarci a comprenderlo meglio: nella logistica, per fare un esempio, molta attrezzatura è ormai dotata di intelligenza artificiale (caschi, guanti, cinture, imbragature etc.). Dispositivi smartificati si trovano anche nel settore industriale a supporto della workforce automation, sensibile ai benefici della realtà aumentata: help desk virtuali possono aiutare nella risoluzione di problemi e anomalie. Tablet, smartphone, notebook, sistemi di messaggistica unificata e di videoconferenza permettono ai tecnici di trasmettere informazioni a distanza, mostrare best practice e corrette procedure operative tramite tutorial live. Piattaforme in cloud aiutano a reperire documenti e informazioni ovunque ci si trovi. Social collaboration attraverso forum/blog, chat sono ormai argomenti di uso comune.

“Lo smart working, in estrema sintesi, è una nuova dimensione del lavoro che, sfruttando la Mobility, la Unified Communication & Collaboration e il social computing, da un lato favorisce la produttività individuale e la continuità operativa dell’utente (e quindi del business), dall’altro, permette una significativa flessibilità rispetto al posto di lavoro. La chiave di volta? Cambiare i concetti di fruizione del tempo e dello spazio per favorire nuovi modelli di lavoro più efficaci ed efficienti.”

(Digital4, Smart working: che cos’è, a cosa serve e perché è così importante per il business)

L’Internet of Things supporta e abilita lo smart working attraverso un felice sposalizio di hardware e software. Gli oggetti sono intelligenti nella misura in cui diventano informatizzati e sensorizzati, permettendo la connessione e la comunicazione tra ambienti, persone e dispositivi proprietari:

“Il Bring Your Own Device (BYOD) un tempo avversato in azienda è diventato il driver principale dello smart working. Anzi: non c’è smart working senza Enterprise Mobility Management. Una priorità delle aziende è definire le politiche di gestione rispetto alla pluralità di dispositivi fissi e mobili utilizzati delle risorse che lavorano o collaborano con le organizzazioni. Altrimenti non c’è business che tenga. La business continuity, infatti, dipende sia dalla governance dei sistemi e dalla loro messa in sicurezza, sia dalla garanzia dei servizi che assicurano massima produttività individuale alle persone che lavorano”.

(Digital4, Smart working: che cos’è, a cosa serve e perché è così importante per il business)

La diffusione dell’IoT a supporto del lavoro smart beneficia oggi del cloud e dei protocolli wireless (es. ZigBee, Thread). Nel prossimo futuro si prevede un netto miglioramento degli algoritmi di analisi per un aumento della produttività, una maggiore collaborazione a distanza attraverso la localizzazione multipla di dispositivi informatizzati,  l’utilizzo massivo di supporti audio e video e l’adozione mainstream di wearables e soluzioni immersive (AR: augmented reality; VR: virtual reality) che favoriscano la virtual & real-time group cloud-based collaboration.

Il futuro del lavoro smart

Spegnere condizionatori o riscaldamenti quando la porta dell’ufficio si chiude. Accendere computer o macchinette del caffè nel momento in cui si disattiva l’antifurto al mattino e si accede all’edificio. Ordinare un servizio catering con la prenotazione di una sala riunioni per meeting aziendali, collegare i fornitori con le attività degli utenti possono essere operazioni rapide e indolore se automatizzate.

Il luogo di lavoro può diventare uno spazio da riscrivere logicamente e configurare secondo le proprie esigenze personali. Ambienti sempre più intelligenti  e fluidi permettono a chi si trova lontano e non può accedere alla postazione tradizionale di mantenere le performance a livelli standard.

Tutto ciò può avere un forte impatto in campo L&D: open data, API pubbliche, librerie digitali, wearables possono supportare la formazione anytime and anywhere.

Un mondo dominato da dati.

In un universo in cui ogni dispositivo è interconnesso con gli altri, le sfide principali da affrontare sono due:

  • Dare un senso alla mole di informazioni proveniente dai device
  • Garantire alti standard di sicurezza e conoscere gli orizzonti di rischio per scongiurare attacchi DOS

“The bottleneck from that perspective is, what do you do with all that data being generated? How do you get the signal from the noise? How do you make real-time decisions and automate those real-time decisions?”.

The IoT mantra is “more data, more conclusions,” but the bottom line for IoT’s future in the workplace is “from conclusions, make decisions that refine the work we do.”

(Fast Company, How The Internet Of Things Is Changing Work)