Colloquio di lavoro da remoto: tips, best practice e sfide per HR

Gli ultimi otto mesi hanno cambiato di molto le nostre vite, personali e lavorative. Secondo una recente survey condotta da Aidp, il 30% delle aziende italiane sta pensando di protrarre il lavoro a distanza anche nel 2021, a prescindere dall’andamento della pandemia. Tra le altre cose, ciò significa che le imprese dovranno essere pronte a perfezionare gli strumenti che abbiamo ampiamente sperimentato quest’anno e che diverranno parte del nostro lavoro in pianta stabile. Primo fra tutti: il processo di recruiting a distanza, a partire dal colloquio.

Le sfide per chi fa recruiting

Il mercato del lavoro è in grande fermento. Come riporta la survey di Aidp, sempre più persone stanno cercando di riposizionarsi per sfuggire a situazioni a rischio e ritrovare una stabilità. Per chi fa recruiting significa, da un lato, avere un insieme più ampio di candidati e candidate, ma, dall’altro, correre il rischio di avere troppe persone non in linea con quello che cerchiamo. Preparare job position il più possibili chiare, cioè capaci di attrarre persone con il profilo giusto, diventa uno strumento importante. Allo stesso tempo, anche avere la consapevolezza che ci sono persone che non avranno la possibilità di cambiare lavoro o che non si sentiranno sufficientemente sicure ad affrontare un cambiamento di tale portata in questo momento, potrà costringerci a rivedere i nostri piani di crescita.

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Oltre la pandemia: faremo ancora colloqui in presenza?

Scegliere di condurre un colloquio online o l’intero processo di selezione, lo abbiamo imparato nel 2020, è una soluzione valida perché ci permette di risparmiare tempo, risolvere problemi di natura logistica e portare innovazione, fornendoci elementi che, diversamente, non otterremmo. Senza arrivare ai benefici dei software dotati di intelligenza artificiale, che aiutano ad analizzare espressioni facciali, tono di voce e altri fattori comportamentali, possiamo semplicemente pensare alla possibilità di rivedere il video del colloquio appena concluso per osservare le reazioni e ripassare i passaggi logici del nostro interlocutore o interlocutrice. Un’utile prassi che può aiutarci anche a migliorare le nostre tecniche di intervista e che forse avremo piacere di portare nel 2021.

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Parole chiave: comunicazione e trasparenza

Quanto abbiamo imparato in anni di esperienza “in presenza” è ancora valido. Anche per i colloqui da remoto le parole chiave sono comunicazione e trasparenza, dell’offerta e delle modalità di selezione. In un processo di selezione virtuale è bene stilare una miniguida da condividere con chi si candida e condividere così le fasi del processo, le tempistiche e gli obiettivi di ogni fase. È altresì importante condividere le tecnologie utilizzate, al fine di permettere alle persone interessate di essere pronte. Strutturare il processo e comunicarlo, non solo ci aiuta ad essere più efficaci, ma alleggerisce anche un potenziale stress per le persone candidate, che potrebbero sentirsi meno a loro agio in colloqui virtuali, soprattutto se si trovano ad affrontarli per la prima volta. Dare feedback al candidato o alla candidata, durante e non solo a fine processo, e chiedere allo stesso modo feedback concreti e precisi sul nostro operato, è un altro importante fattore che ci permette di aumentare le nostre performance. Infine, è bene tener presente inoltre che anche chi si relaziona con noi può utilizzare tecnologie come i social per prendere informazioni sull’azienda e su di noi che in quel momento la rappresentiamo.

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Cosa chiedere, cosa non chiedere e come fare le domande giuste

Cambiano le modalità di recruiting, ma non per forza gli standard aziendali. Le domande da non fare, quelle riguardanti le aree della sfera privata dei candidati e delle candidate o l’inquadramento salariale, restano le stesse previste dalla Legge sulla Privacy. Indipendentemente dalle domande che possiamo fare e dai test che possiamo preparare, ripensare al nostro modo di condurre i processi di selezione a distanza, può essere una buona occasione per capire cosa è andato bene finora e come poterlo migliorare. È sempre comunque importante prenderci del tempo per verificare le competenze e capire quanto la persona che abbiamo di fronte può inserirsi bene nella nostra cultura aziendale. E trovare nuovi modi per valutare i suoi punti di forza e le sue competenze trasversali, di comunicazione e resilienza, sempre più importanti in un periodo di incertezza che sappiamo interesserà anche il 2021.

A cambiare davvero è la relazione con l’altra persona

Ciò che cambia davvero nei colloqui di assunzione da remoto è la relazione con l’altra persona. Oltre a prepararci come abbiamo sempre fatto, studiando il CV e la documentazione, è bene pensare che aspetti a cui di solito non prestiamo molta attenzione, come il tono della nostra voce per esempio, in videochat assumono molta rilevanza per la buona riuscita del colloquio. Inoltre, fare pause più lunghe del solito, fa sì che, qualora ci sia un ritardo nella connessione, la persona possa comprendere e, in caso, inserirsi nel discorso; mostrare al candidato gli spazi aziendali è un’occasione per raccontare cultura, vision e mission; poiché è verosimile che anche il processo di onboarding verrà condotto da remoto, è bene presentare anche il team in cui la persona potrebbe eventualmente essere inserita, dando un volto ai collaboratori e alle collaboratrici; considerare il fatto che in questo periodo è probabile che le persone si colleghino da case che condividono con familiari, bambini o coinquilini, aiuta a non lasciar influenzare il nostro giudizio da eventuali voci, rumori di sottofondo, elementi di arredo, che potrebbero essere visibili durante la chiacchierata virtuale. Anche se a distanza, il nostro obiettivo resta quello di far emergere nella persona le qualità che stiamo cercando: e, quando le troviamo, portarla a bordo.

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