Come può l’Intelligenza Artificiale migliorare davvero il benessere organizzativo? A partire dal webinar Speexx con Filomena Floriana Ferrara e Alessio Carciofi, esploriamo digital wellbeing, casi d’uso concreti e il ruolo di HR e L&D nello sviluppo di competenze e inclusione.

 

Quando si parla di Intelligenza Artificiale in azienda, la tentazione è di concentrarsi solo su efficienza e automazione.
Il webinar Speexx “Benessere e crescita con l’IA: come sviluppare competenze e inclusione nelle organizzazioni”, moderato da Luca Maniscalco, responsabile marketing & comunicazione Fondazione Unimi, parte invece da un’altra domanda:
come usare l’IA per migliorare la qualità della vita al lavoro, sviluppare competenze e rendere più inclusivi i percorsi di crescita?

In estrema, ma importante sintesi: come favorire – davvero! – il benessere grazie anche all’Intelligenza Artificiale?
A discuterne sono stati Filomena Floriana Ferrara, CSR manager e master inventor in IBM, e Alessio Carciofi, autore e docente esperto di digital wellbeing.

Il loro confronto offre tre chiavi di lettura utili per chi si occupa di HR e L&D:

  • ridefinire che cosa intendiamo per benessere;
  • chiarire che cosa sia davvero l’Intelligenza Artificiale;
  • capire come usare l’IAvo concreto, dai casi di medicina alle attività ripetitive delle Risorse Umane.

In questo articolo ripercorriamo alcuni momenti salienti del webinar.

Sommario

Cosa e cosa non è benessere (e perché la tecnologia conta)

Prima ancora di parlare di algoritmi, Alessio Carciofi ha provato a smontare alcuni luoghi comuni. Qualcuno anche in modo dichiaratamente provocatorio: “Il benessere non è il welfare, è un altro contenitore”.

Dalla sua analisi, emerge come oggi le aziende si muovano in un doppio paradigma: dall’alto arrivano richieste di aumentare la capacità di talent attraction, dal basso i lavoratori oggi richiedono – non sempre a gran voce, ma nella pratica sì – un cambio di paradigma sul work life balance.

Chi lavora come HR si ritrova in mezzo, spesso con budget ridotti, e il rischio è di ridurre il benessere a iniziative spot: il “corso di yoga alle 12”, qualche benefit, qualche evento motivazionale, con poco budget.

Per Carciofi il benessere dovrebbe essere “omnicomprensivo” e parte integrante della cultura aziendale. Il problema è che, proprio perché poco tangibile, incontra resistenze culturali e manca spesso una vera strategia.

Qui entra in gioco la tecnologia: continuare a parlare di corporate wellbeing ignorando l’impatto degli strumenti digitali significa  avere una strategia miope, quasi “come essere seduti su una sedia che invece di quattro gambe ne ha tre”.

La sua definizione di benessere digitale è molto semplice:

“Il benessere digitale è proprio questo, ovvero saper utilizzare la tecnologia e non essere utilizzati”.

Se rispondiamo a tutti, a tutto e subito, è come lavorare in un pronto intervento, “sempre in codice rosso”. Nel lungo periodo tale modus operandi si traduce in iperconnessione, carichi cognitivi elevati e difficoltà a staccare davvero.

Da qui la necessità di nuove competenze. Per Carciofi il benessere digitale “Non è una cosa figa, è una competenza”: se un tempo nel CV, alla voce competenze tecnologiche, si scriveva solo “pacchetto Office”, oggi andrebbe inserita anche la capacità di gestire consapevolmente la relazione con la tecnologia.

Burnout: perché bisogna sempre misurarne l’impatto reale

Il discorso porta naturalmente al tema del burnout, che Carciofi rifiuta di leggere in chiave individuale: “Il burnout non è il fallimento di una persona ma di un sistema”.
Ma spesso le aziende non riescano a misurarne l’impatto reale, nonostante i costi siano altissimi.
Nelle grandi corporation, come consulente Carciofi a volte arriva persino a mostrare il costo di un singolo messaggio di WhatsApp mandato fuori orario di lavoro, perché “ha un costo psicologico: mette in allerta la persona”.

Senza KPI chiari è difficile per HR assumere davvero il ruolo di guida nel “viaggio dell’eroe”, in cui il compito è, prima di tutto, rimanere umani.

Vuoi rivedere il webinar? Clicca sull’immagine per ascoltare tutti gli interventi.

Webinar Replay Benessere e crescita con l’IA: come sviluppare competenze e inclusione nelle organizzazioni

Un webinar pratico su come integrare l’IA nei processi HR e L&D per generare benessere reale: dall’automazione delle attività ripetitive a percorsi di upskilling e reskilling, fino alla creazione di una cultura inclusiva. Con esperte ed esperti, esempi concreti, strumenti operativi e competenze chiave per adottare l’IA in modo etico e sostenibile in organizzazioni di ogni settore.

Watch Now

L’Intelligenza Artificiale tra storia, miti e qualità della vita

Sul versante tecnologico, Filomena Floriana Ferrara ha scelto di fare chiarezza partendo dalle basi. Molte persone hanno sentito parlare di Intelligenza Artificiale, ma non hanno piena consapevolezza di che cosa sia davvero questa innovazione.

Per questo, nel webinar, Ferrara ha riportato una definizione sempre valida: “L’Intelligenza Artificiale è una disciplina che studia tutti quei sistemi che vogliono simulare la capacità degli esseri umani dal punto di vista mentale”

Prima che diventasse tecnologia concreta, l’idea di macchine capaci di pensare era soprattutto materia per scrittori e narratori. Ferrara cita il libro “I viaggi di Gulliver”, in cui nel Settecento viene immaginato un grande congegno meccanico in grado di comporre frasi. Poi, nel Novecento, la visione si sposta nelle mani di scienziati e ingegneri: dalla calcolatrice, che “simula la capacità della mente umana di fare i calcoli allo scopo di migliorare la qualità di vita degli esseri umani”, fino all’articolo di Alan Turing del 1950, che si chiede se le macchine possano pensare.

Un punto su cui insiste molto riguarda uno dei miti più diffusi oggi: “Nel mondo si pensa che l’Intelligenza Artificiale sia una sola, sia un unico sistema. In realtà ce ne sono tantissime”
Non esiste un unico grande mostro che mangia dati, ma tanti sistemi diversi, ognuno progettato per un compito specifico, tutti accomunati dallo stesso obiettivo: supportare la qualità di vita degli esseri umani in diversi settori.

Per rendere concreto questo concetto, Ferrara porta un caso che l’ha vista protagonista quasi vent’anni fa: un progetto in dermatologia in Australia. Insieme a un gruppo di dermatologi, il team ha addestrato un sistema con migliaia di immagini di nei benigni e maligni e con le relative caratteristiche cliniche. In pochi secondi il sistema era in grado di suggerire al dermatologo il tipo di neo che stava analizzando.

L’impatto è duplice: migliora la qualità di vita dei professionisti, che vedono potenziata la propria capacità diagnostica, e quella dei pazienti, che possono avere risposte più rapide, riducendo l’ansia legata ai tempi di attesa. È un esempio di come l’IA possa affiancare l’esperto umano, non sostituirlo.

Intelligenza Artificiale in azione: casi reali e impatto su persone e organizzazioni

Il caso della dermatologia è solo il punto di partenza. Ferrara ricorda che lo stesso approccio può essere applicato in molti altri ambiti della medicina e in tutti i settori in cui l’AI può “supportare e migliorare la qualità di vita di una persona”. Tra questi ci sono, ovviamente, anche le Risorse Umane.

Nelle funzioni HR, infatti, le attività ripetitive sono moltissime: dall’analisi di grandi volumi di curriculum alla ricerca di competenze specifiche, dalla gestione di documenti alla risposta a richieste ricorrenti. In IBM uno dei lavori più frequenti è cercare chi possiede una certa competenza tecnica tra migliaia di CV: un’attività che richiede tempo ed energie e può essere in gran parte supportata da sistemi di Intelligenza Artificiale.

L’obiettivo, quindi, non è sostituire le persone, ma liberarle da ciò che è più manuale e time consuming, in modo da concentrare energie su attività più strategiche: colloqui, ascolto, sviluppo dei talenti, progettazione di percorsi formativi. In questo senso l’AI diventa un alleato delle professionalità, non un concorrente.

Perché questo accada, però, serve lavorare sulle competenze. Ferrara mette l’accento su due fronti: alfabetizzazione digitale e soft skill. Non tutti devono diventare data scientist, ma tutti dovrebbero sviluppare una nuova competenza di base: saper porre le domande giuste ai sistemi intelligenti, interpretarne le risposte e usarle in modo responsabile.

Per HR e L&D questo significa ripensare l’offerta formativa: accanto alle skill tecniche su digitale e AI servono percorsi che lavorino su pensiero critico, collaborazione, comunicazione empatica, comprensione dell’impatto etico e sociale delle tecnologie.

In tutto questo un importante contributo può anche arrivare dall’AI Coaching di Speexx che funziona sul campo e aiuta i tuoi team a riflettere, crescere e agire in sicurezza.

Cosa possono fare oggi HR e L&D: 3 takeaway dal webinar Speexx

Dal confronto tra Alessio Carciofi e Filomena Floriana Ferrara emergono 3 messaggi chiave per chi si occupa di persone in azienda.

1. Benessere e tecnologia non possono più essere separati

Parlare di benessere organizzativo senza considerare l’impatto della tecnologia significa ignorare una parte centrale dell’esperienza delle persone. Il benessere digitale va trattato come una competenza trasversale, da sviluppare e misurare, non come un “vezzo”.

2. L’IA è una famiglia di sistemi al servizio della qualità della vita

Capire che non esiste una sola Intelligenza Artificiale, ma molte, permette di superare paure astratte e concentrarsi sui casi d’uso. Dai progetti in dermatologia ai chatbot di supporto, fino all’automazione delle attività ripetitive nelle risorse umane, il filo conduttore è l’idea di sistemi che affiancano le persone e ne potenziano le capacità.

3. Competenze digitali e soft skill sono la vera infrastruttura del cambiamento

I casi raccontati durante il webinar mostrano che l’adozione dell’IA funziona quando è accompagnata da percorsi strutturati di formazione, mentoring e responsabilità sociale.

HR e L&D possono usare l’IA per ridurre i tempi di risposta ai bisogni delle persone, leggere meglio i segnali di malessere e progettare esperienze di apprendimento personalizzate.

Il webinar Speexx “Benessere e crescita con l’IA: come sviluppare competenze e inclusione nelle organizzazioni” diventa così un invito a ripensare il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nelle aziende: non solo come motore di produttività, ma come leva per creare contesti di lavoro più sani, inclusivi e capaci di far crescere le persone insieme alla tecnologia.

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