Che cosa possiamo imparare dal Giorno del Ringraziamento | What we can learn from Thanksgiving Day

Dell’America amiamo molte cose: l’intraprendenza, il desiderio di libertà dell’American Dream, i film di Hollywood (e anche qualche “americanata”), i grandi movimenti civili del passato (recente e non) e via dicendo. Alcune cose ci piacciono talmente tanto che abbiamo importato nel vecchio continente tradizioni e festività come Halloween o il Black Friday.

Nonostante proprio quest’anno si festeggi il suo quattrocentesimo anniversario, il Giorno del Ringraziamento è sempre rimasto oltreoceano, proprio a significare la particolarità di questa tradizione intimamente legata all’America. Ci sono tradizioni che è giusto rimangano parte ed essenza del luogo in cui nascono ma non è escluso che alcune di queste possano comunque insegnarci qualcosa, distanti o vicine che siano…

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The origins of Thanksgiving

Se nell’immaginario collettivo il Thanksgiving è la più americana di tutte le tradizioni, speriamo di non darti un dispiacere dicendoti che l’origine di questa festa parte in realtà da Plymouth, in Inghilterra. In effetti tutto è partito nel settembre del 1620, quando un gruppo di 102 separatisti religiosi salparono proprio dal porto inglese, a bordo della nave Mayflower, alla volta del Nuovo Mondo. Questi Pellegrini erano alla ricerca di una nuova casa dove poter esprimere liberamente la propria fede e dopo un viaggio durato ben 66 giorni calarono l’ancora nei pressi di Cape Cod, una penisola che oggi fa parte dello stato del Massachusetts. Per la serie “cominciamo bene”, non era questo il luogo dove avevano intenzione di approdare. L’equipaggio aveva infatti come obiettivo quello di sbarcare nei pressi della foce dell’Hudson River, dove sorge oggi l’attuale NYC, quindi ben più a sud della destinazione che avevano raggiunto. Se ciò non bastasse, nel periodo immediatamente successivo al loro arrivo, moltissimi Pellegrini cominciarono ad ammalarsi senza nemmeno aver messo piede sulla terra ferma. Fu un inverno rigidissimo e metà dell’equipaggio morì per diverse complicanze portate dallo scorbuto.

famiglia che si ritrova a tavola per il pranzo alla festa del ringraziamento

Quando a marzo dell’anno successivo, mesi dopo il loro arrivo, fu possibile scendere dalla nave, i superstiti poterono finalmente vivere l’esperienza di una nuova primavera nell’allora New England, attesi dal benvenuto di un membro della tribù degli Abenaki, una popolazione di Nativi Americani. Accertatosi delle condizioni spaventose dei Pellegrini, tornò qualche giorno dopo accompagnato da Squanto, un membro della tribù dei Pawtuxet. Squanto, rapito e reso schiavo da una precedente spedizione europea, era stato addirittura trasferito a Londra dove aveva reso i suoi servigi. Per questo parlava benissimo l’inglese, e ritornato grazie ad una spedizione esplorativa nella sua terra, con un gesto di grande generosità, insegnò ai Pellegrini come coltivare mais, estrarre sciroppo d’acero, pescare ed evitare piante velenose. Non solo, Squanto aiutò i Pellegrini a forgiare un’alleanza con la popolazione locale dei Wampanoag che durò per ben cinquant’anni, e ahi-noi fu uno dei pochissimi esempi di integrazione tra coloni e Nativi Americani.

A seguito di tutti gli insegnamenti ricevuti, nel novembre 1621, i Pellegrini poterono raccogliere i frutti del loro primo raccolto di mais nel loro nuovo insediamento e fu per questo che l’allora Governatore William Bradford invitò i Nativi a celebrare questo risultato condividendo tre giorni di festeggiamenti con pietanze a base di selvaggina e altre ricette locali.

Da allora, con più o meno vicissitudini, e qualche cambio nella scelta delle date, il Thanksgiving si è sempre festeggiato, fino ai nostri giorni, come una ricorrenza per dichiararsi riconoscenti.

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The value of gratitude

Se c’è qualcosa che il Thanksgiving può insegnarci è proprio questo: il valore della gratitudine.

Lasciamo perdere quei gran “discorsi” da guru o da life coach, ma la riconoscenza e la condivisione dovrebbero essere alla base di tutti i nostri rapporti, inclusi quelli con noi stessi. Riconoscere i nostri successi, quello che gli altri fanno per noi o semplicemente dare valore ai piccoli gesti di tutti i giorni, che siano sul lavoro o nella vita privata, non costa nulla.

Il Thanksgiving non è il tacchino farcito o la pumpkin pie, non è la voglia di evadere per un weekend lungo, né la concomitanza con il Black Friday. Il Thanksgiving è un sentimento, uno stato d’animo, un modo di essere. Se è vero che il Giorno del Ringraziamento non è qualcosa che fa parte della nostra cultura nel senso stretto della tradizione legata a questa giornata, forse però dovremmo chiederci se non avrebbe senso essere un po’ più riconoscenti. Per cosa? Questo sta a te deciderlo, e abbiamo mille motivi per esserlo…

Extra: some Thanksgiving wishes you can’t miss

1) Ad una persona davvero speciale: “There are so many things I am thankful for this year, but at the very top of that list is you. Wishing you a wonderful holiday filled with the warmth and happiness of the season.

2) Agli amici, quelli veri: “My heart is filled with joy and gratitude because I have a friend like you. I wish you a happy Thanksgiving and a terrific holiday season!” P.S.: “terrific” è un false friend e significa fantastico, da non confondere con terrible, che invece significa proprio terribile!

3) Ai vostri dipendenti: “Thank you for your generosity, your willingness to go above and beyond. Thank you for helping to make [company name] what it is. Enjoy your well-deserved time off and have a wonderful Thanksgiving.

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