Quando una persona non ha mai sperimentato il coaching, tende facilmente a sottovalutarne l’impatto. Eppure, questo processo può modificare in profondità il modo in cui pensiamo, prendiamo decisioni e ci relazioniamo agli altri. Non perché il coach “spieghi cosa fare”, ma perché accompagna il coachee verso una consapevolezza nuova e più lucida.
Come avviene questo cambiamento? Che cosa vive davvero un coachee durante una sessione? E quali trasformazioni si attivano nei suoi pensieri, nelle emozioni e nei processi decisionali?
Questo articolo apre una finestra sulla prospettiva del coachee e chiarisce perché il coaching è più di una semplice conversazione: un percorso strutturato di consapevolezza, riflessione e crescita personale e professionale.
Perché l’intelligenza non garantisce automaticamente decisioni migliori
Anche i professionisti più competenti possono cadere nelle trappole dei propri automatismi mentali. Come ricorda Daniel Kahneman nel suo lavoro Thinking, Fast and Slow (2011), la mente umana opera secondo due modalità:
- Sistema 1: veloce, intuitivo, guidato dall’emotività
- Sistema 2: lento, riflessivo, analitico
Il business coaching aiuta i coachee a riconoscere quando stanno reagendo anziché riflettendo prima di agire.
Un coachee ha sintetizzato così la sua esperienza con il coaching:
“Ero solito pensare che la rapidità mentale fosse il mio punto di forza. Il coaching mi ha fatto capire che fermarsi un attimo spesso è la scelta più intelligente.”
Attraverso la riflessione guidata, i coachee imparano a passare dal pilota automatico a uno stato di consapevolezza intenzionale: un cambiamento che migliora non solo la qualità delle decisioni, ma anche la loro presenza come leader.
Riconoscere le trappole del pensiero e i bias cognitivi
Il coaching invita i coachee a rallentare il ritmo del proprio pensiero e a osservare quegli schemi invisibili che influenzano le decisioni. Due delle fonti più comuni di distorsione sono i bias cognitivi e le trappole mentali.
I bias cognitivi sono scorciatoie inconsapevoli del cervello: utili quando serve velocità, ma spesso fuorvianti quando la situazione è complessa. Le trappole mentali, invece, sono schemi abituali come la catastrofizzazione o il pensiero dicotomico, che riducono la prospettiva e amplificano la reattività emotiva.
Nel contesto protetto del coaching, tali filtri emergono attraverso la riflessione e il dialogo. Il coachee impara a mettere in discussione le proprie supposizioni, verificare le percezioni e sostituire quelle che sono reazioni automatiche con scelte consapevoli.
Il coaching può quindi aiutare il coachee a:
- vedere le situazioni da più angolazioni
- migliorare la qualità del pensiero e delle decisioni
- passare dalla reazione impulsiva a una risposta intenzionale.
Attraverso una simile consapevolezza, il coaching trasforma le zone d’ombra in intuizioni utili e in un modo di agire più lucido.
Promuovi una cultura di empowerment, guida la crescita dell’organizzazione e apri la strada a un ambiente di lavoro più equo e prospero.
Il percorso GROWTH: come il coachee vive il cambiamento
In Speexx, il modello di coaching GROWTH dà una struttura chiara all’esperienza del coachee. Non si tratta certo di un percorso lineare, ma di un processo dinamico di scoperta di sé e applicazione concreta.
G – Gain Clarity
Il coachee mette a fuoco ciò che conta davvero: i propri valori, gli obiettivi e le sfide del momento.
R – Reflect and Explore
Esplora convinzioni e comportamenti, acquisendo consapevolezza dei modelli che guidano le sue scelte.
O – Open Up to Possibilities
Con il supporto del coach, considera nuove prospettive e alternative diverse, spesso inattese.
W – Work Through Barriers
Affronta dubbi interni e vincoli esterni, sviluppando resilienza e strategie di cambiamento sostenibile.
T – Take Action
Trasforma le nuove intuizioni in passi concreti: azioni piccole ma mirate, che generano slancio verso il futuro.
H – Harvest Insights
Riflette su ciò che ha funzionato, riconosce i progressi e integra gli apprendimenti nel proprio sviluppo continuo.
Contesti di coaching diversi, esperienze diverse
Che si tratti di coaching individuale, di team o di gruppo, la sostanza resta la stessa: il coaching è uno spazio sicuro per riflettere e agire. Anche se ogni tipologia di coaching plasma l’esperienza del coachee in modi differenti.
Coaching individuale: favorisce la consapevolezza di sé e la fiducia nelle proprie risorse. Offre uno spazio in cui la vulnerabilità viene accolta con fiducia, portando così a veri e propri momenti di svolta.
Team coaching: rafforza la collaborazione, la responsabilità condivisa e la comprensione reciproca.
Coaching di gruppo: apprendimento attraverso la riflessione condivisa, attraverso cui voci diverse generano intuizioni e co-creazione.
“Sentire come altri hanno affrontato sfide simili mi ha dato più coraggio per sperimentare”, ha raccontato uno dei partecipanti ai nostri gruppi.
Il coaching come scienza, non come sport
Il coaching aziendale moderno non si basa su slogan motivazionali, ma su ricerche interdisciplinari: dalla psicologia positiva alla teoria dei sistemi, dalle neuroscienze all’apprendimento degli adulti e al comportamento organizzativo.
Esistono molti strumenti utili, come il modello PERMA o la Ruota della Vita, che aiutano i coachee a visualizzare obiettivi e percorsi di crescita. Ciò che realmente guida la trasformazione, però, è la qualità della riflessione e la disponibilità del coachee a pensare in modo differente.
Momenti aha: piccoli cambiamenti, grande impatto
Le “svolte” nel coaching spesso emergono nei momenti più inaspettati.
“Credevo di dover prendere decisioni perfette, nel senso di compiute, definitive,” racconta un coachee. “Oggi capisco che rivedere le mie scelte fa parte del ruolo di leader.”
Queste micro-intuizioni si propagano, rafforzando l’intelligenza emotiva, la fiducia in sé e la qualità delle relazioni: l’essenza stessa di una crescita sostenibile.
HR e L&D: il coaching come catalizzatore culturale
Per i leader HR e L&D, il coaching non è un semplice benefit da offrire ai dipendenti: è una leva strategica. Quando le organizzazioni integrano il coaching nei propri ecosistemi di apprendimento, favoriscono una cultura di sviluppo continuo.
I programmi di coaching efficaci infatti:
- rafforzano il percorso di crescita dei leader
- promuovono diversità e inclusione
- sostengono resilienza e benessere.
La prospettiva del coachee rende evidente una verità fondamentale: il coaching funziona quando le persone si sentono viste, ascoltate e stimolate e quando le organizzazioni creano lo spazio necessario perché la crescita avvenga.
Conclusioni
Fare coaching non significa dare consigli, ma creare le condizioni perché emergano delle intuizioni. Il coachee impara a pensare, sentire e agire con maggiore consapevolezza. E in questo processo non cresce solo la persona, ma cresce anche l’organizzazione.
