Dal webinar Speexx, strategie e testimonianze per allenare l’intelligenza interculturale e costruire leadership inclusive.

 

Come si allenano le organizzazioni al dialogo tra culture, generazioni e forme diverse di intelligenza? È da questa domanda che ha preso il via “Intelligenze in dialogo: pratiche aziendali di successo per gestire le differenze culturali e generazionali”, il webinar organizzato da Speexx il 14 ottobre, introdotto da Claudio Cattaneo, Senior Learning and Development Adviso di Speexx e moderato da Rossella Cardinali, consulente e trainer in wellbeing, diversity & inclusion e referente Lombardia AIDP Inclusion. Insieme a loro: Alessia Ruzzeddu, Head of Diversity, Equity & Inclusion di Autostrade per l’Italia, e Sara Panza, coach Speexx.

Un incontro denso di visioni e casi concreti che ha posto al centro un tema fondamentale per chi lavora nelle risorse umane: l’intelligenza interculturale come competenza strategica per gestire la complessità e far evolvere la cultura organizzativa. Una competenza che, ammettiamolo, a volte è trascurata o viene dopo altre soft skill.

Vediamo in questo articolo alcuni dei punti salienti emersi durante il webinar.

Sommario

Intelligenza interculturale nelle aziende: un mindset da allenare ogni giorno

Il tema della diversità in azienda è apparso preponderante fin dalle battute iniziali, partendo dalla considerazione che, come ha ricordato Rossella Cardinali, la cultura organizzativa non è più solo un dettaglio o qualcosa che interessa solo gli HR, ma una vera e propria leva evolutiva.
In tutto questo si inserisce l’intelligenza interculturale che è la chiave per costruire “ecosistemi sostenibili per tutti”.

“Se ignoriamo la diversità, rinunciamo all’innovazione, alla competitività e alla fiducia degli stakeholder”, ha avvertito Cardinali.

Durante il webinar, tre sondaggi live hanno fotografato lo stato dell’arte tra chi lavora nelle aziende:

  • l’81% dei partecipanti considera l’interculturalità un mindset da allenare ogni giorno;
  • oltre il 60% afferma che la propria organizzazione sta lavorando sul tema, ma con ampi margini di miglioramento;
  • le priorità sono il dialogo tra generazioni e nuovi modelli di leadership, più collaborativi e inclusivi.

“Allenarsi alla complessità”, ha chiosato Cardinali, “significa imparare a vedere la pluralità non come un ostacolo, ma come un vantaggio competitivo.”

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Webinar Replay Intelligenze in dialogo: attraversare le differenze culturali in azienda

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Il caso Autostrade per l’Italia: una governance per la diversità

Ed è proprio sull’intelligenza interculturale che sta puntando Autostrade per l’Italia, un gruppo industriale da oltre 10.000 persone, che negli ultimi anni ha intrapreso un percorso di integrazione culturale e rinnovamento dei valori.
“Abbiamo scelto di lavorare partendo dalle persone per lavorare per le persone”, ha spiegato Alessia, Ruzzeddu Head of Diversity, Equity & Inclusion.

Nel suo intervento, la manager ha illustrato la trasformazione avvenuta in azienda grazie alla creazione di una governance inclusiva, che coinvolge anche le rappresentanze sindacali in un comitato bilaterale dedicato a temi come welfare, work-life balance e sostenibilità sociale.

In questo cambiamento rientrano anche i rogetti di mentoring e reverse mentoring, le  comunità di “buddy” per favorire il dialogo tra generazioni e percorsi di sensibilizzazione per manager e nuovi leader su temi come neurodiversità, disturbi dell’apprendimento e cultura dell’errore.

Ruzzeddu ha evidenziato l’importanza di una cultura organizzativa radicata, anche attraverso l’induction dei nuovi ingressi e percorsi specifici per favorire la consapevolezza sulle diverse unicità presenti in azienda.

La diversità, ha sottolineato, non si limita agli obiettivi di business ma si riflette in ogni decisione di governance e nelle pratiche quotidiane.

 

 

Allenarsi all’apertura: come superare la paura del diverso?

Sara Panza, coach aziendale e formatrice Speexx, ha portato la conversazione sul piano individuale.
“Una delle barriere principali è la paura del diverso”, ha spiegato. “Il nostro cervello tende verso ciò che conosce. Per questo serve allenamento per aprirsi all’altro.”

Panza ha raccontato come, nei team multiculturali, la curiosità e l’ascolto attivo siano competenze chiave per costruire relazioni autentiche e ha sottolineato l’importanza di mantenere la curiosità propria dell’infanzia, chiedendosi: “Fammi capire, fammi scoprire chi sei” e praticando l’ascolto vero, che significa indubbiamente provare a mettere da parte il giudizio.

Il webinar è stata l’occasione anche per condividere alcune attività pratiche, a volte non particolarmente impegnative ma che funzionano.
Tra queste, “celebrare i compleanni dei colleghi con auguri nella propria lingua e condividendo tradizioni culturali è un piccolo esercizio per allenare l’intelligenza interculturale e l’apertura mentale.”
“L’ascolto è il vero allenamento interculturale e la curiosità ne è la forma più alta”, ha concluso Panza.

Webinar Replay Masterclass - Multicultural Leadership

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Dalle parole alle pratiche: costruire ecosistemi sostenibili

Nel dialogo tra le relatrici è emerso un filo conduttore chiaro: le intelligenze in dialogo – culturali, emotive, generazionali, tecnologiche – non sono mondi separati, ma competenze che si rafforzano a vicenda.

Ruzzeddu e Cardinali hanno ricordato che il ruolo dei e delle leader è abilitare questi spazi di confronto, passando da una leadership gerarchica a una leadership inclusiva, capace di valorizzare le unicità. Anche perché,  “le distanze si trasformano in ponti, e la pluralità diventa fonte di innovazione”, come ha sottolineato Cardinali.

La chiusura del webinar è arrivata con tre parole simbolo, che sintetizzano il percorso e lo spirito dell’incontro:

  • coraggio: uscire dalla comfort zone (Alessia Ruzzeddu);
  • curiosità: comprendere senza giudicare (Sara Panza);
  • negoziazione: anche con sé stessi (Rossella Cardinali).

Take-away per chi lavora nelle risorse umane

Come ogni webinar di Speexx, da sempre attenta allo sviluppo delle persone e delle competenze, anche in quest’ora di confronto sono emersi alcuni spunti da mettere subito in pratica:

  • creare spazi di dialogo dove le differenze generino apprendimento reciproco;
  • coltivare curiosità e ascolto attivo come pratiche quotidiane;
  • coinvolgere tutte le generazioni in percorsi di mentoring e reverse mentoring;
  • integrare la diversità nella governance, non solo nelle policy;
  • superare la paura del diverso attraverso esercizi pratici di inclusione;
  • fare della diversità una leva di innovazione, non un obiettivo di compliance;
  • sviluppare una cultura dell’errore che favorisca il miglioramento continuo e non la punizione.

Allenare l’intelligenza interculturale significa, infatti, trasformare la diversità in una fonte di apprendimento continuo e innovazione. La vera sfida non è quindi solo comprendere le differenze – su cui forse ormai ci siamo un po’ tutti “allenati” – ma costruire insieme ecosistemi sostenibili per tutte le persone. Ecosistemi in cui la pluralità diventa il vero motore per una crescita autentica.

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