Come l’AI sta trasformando Risorse Umane, competenze, formazione e leadership: approfondimento dal webinar Speexx dedicato al futuro dell’HR.
L’Intelligenza Artificiale, lo sappiamo, non è più una novità da osservare da lontano: oggi attraversa processi, decisioni e persino culture aziendali oltre a essere un argomento di grande dibattito nel mondo delle Risorse Umane, come abbiamo visto agli ultimi eventi tra cui l’HR Circle.
Per parlarne in modo approfondito, affidandosi alle parole di chi sta portando avanti determinate attività, cercando di aumentare competenze e chiedendosi anche quale leadership adottorare, Speexx ha dato vita a un webinar dal titolo “AI e Risorse Umane: come evolvono competenze, formazione e leadership” che si è tenuto il 14 novembre.
Ospiti Giovanni Giamminola, Artificial Intelligence Advisor for Business Transformation e Italo Piroddi, CEO of Aruba Academy, HR, Chief Learning Officer Aruba S.p.A. che, insieme a Claudio Cattaneo, Senior Learning and Development Advisor di Speexx, hanno discusso di come la tecnologia stia ridefinendo ruoli, competenze e formazione.
In questo articolo riportiamo alcuni dei momenti salienti del webinar.
AI e trasformazione delle Risorse Umane: la consapevolezza dell’apprendimento
Tra i primi punti emersi dal webinar c’è sicuramente la consapevolezza nell’apprendimento, perché come ha ricordato Italo Piroddi, anche l’AI “può essere utilizzata male se non manteniamo equilibrio e misura”.
Un tema non banale visto questa “fretta” diffusa nel rincorrere le novità dell’Intelligenza Artificiale e la voglia di sentirsi al passo, quasi si stesse sviluppando un sentimento di FOMO (Fear of Missing Out, che possiamo tradurre come timore di essere tagliati fuori).
In merito all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, la virtù sta nel trovare “un ritmo sostenibile che eviti overload informativo” e permetta di prendersi cura di sé, perché l’apprendimento non è solo tecnica: è un processo che coinvolge identità, emozioni e benessere.
In questo senso, è proprio l’AI che, secondo Piroddi, può diventare un grande alleato. “Non ci sostituisce nella parte più importante, ossia prenderci cura del nostro benessere”, ma agisce come un facilitatore di benessere conoscitivo: adatta i ritmi alla persona, riduce il sovraccarico, filtra la complessità e permette di apprendere senza ansia da prestazione.
Piroddi lo precisa: la tecnologia può supportare, ma non decidere: “L’AI non sceglie al posto nostro, siamo noi che dobbiamo imparare a usarla in modo intenzionale e responsabile”.
Il rischio della deriva cognitiva
Sul tema è intervenuto anche Giovanni Giamminola che ha ricordato come i leader debbano assumersi la responsabilità di mostrare apertamente l’uso dell’AI: “L’AI è qui, ci serve, ci potenzia. Non dobbiamo vergognarci di usarla”.
Il punto, però, è come lo facciamo. Se la leadership non guida attivamente questo processo, il rischio è una vera e propria deriva cognitiva.
Giamminola ha fatto un esempio concreto: “Se due responsabili marketing delegano totalmente a ChatGPT il piano marketing, senza mettere in gioco il proprio pensiero, torneranno dal loro capo con una strategia standardizzata, indistinguibile da mille altre”.
La deriva cognitiva chiama un’altra coppia di parole: delega cognitiva con Giamminola identifica quel fenomeno – anche abbastanza diffuso per la verità – attraverso cui si affida all’Intelligenza Artificiale un compito senza partecipare attivamente al processo decisionale.
La sfida della leadership, invece, è proprio questa: garantire che l’AI non diventi una delega passiva, ma un confronto attivo, più impegnativo, che richiede un investimento mentale ed emotivo. Solo così si trasferiscono competenze, valori e radici dell’organizzazione nel lavoro potenziato dall’intelligenza artificiale.
Ecco perché chi è alla guida delle persone deve garantire che i tool di AI diventino un luogo di confronto e non una scorciatoia.
Claudio Cattaneo ha aggiunto che la trasformazione va guidata in modo visibile. Se la leadership non mostra come integrare l’AI nel proprio lavoro, i team rischiano di percepire la tecnologia come qualcosa di distante, o peggio, di minaccioso. L’AI ha potenzialità enormi per il benessere e l’efficienza, ma va interpretata attraverso valori e cultura.
Competenze tecniche e trasversali necessarie nell’era dell’AI
Per affrontare l’attuale fase di cambiamento servono quindi nuove soft skill: la tolleranza all’ambiguità, il pensiero critico, la capacità di analizzare informazioni e prendere decisioni informate. Giamminola ha definito questa attitudine “onestà cognitiva”, una competenza chiave per chi guida team e processi.
Accanto a queste, restano fondamentali competenze tecniche legate ai sistemi intelligenti. Non è necessario che ogni professionista dell’HR diventi un esperto di AI, ma è indispensabile saper dialogare con gli strumenti e comprendere la logica che li muove.
Il ruolo del benessere cognitivo
Piroddi ha sottolineato che l’apprendimento è un processo che coinvolge identità, emozioni e ritmi personali. L’AI può sostenere questi aspetti, riducendo l’overload informativo e adattandosi alle esigenze dell’individuo. “L’AI è un facilitatore di benessere conoscitivo”, ha detto, ricordando che l’obiettivo non è accelerare all’infinito, ma preservare equilibrio e lucidità.
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L’intelligenza artificiale sta ridefinendo il ruolo dell’HR: leadership, sviluppo delle competenze e gestione delle persone richiedono nuovi strumenti e visioni. In questo webinar, con Giovanni Giamminola, esperto di AI e membro dell’Ente Nazionale per L’Intelligenza Artificiale, e Sara Panza, Speexx Business Coach, esperta in leadership e trasformazione, esploreremo strategie, ostacoli e opportunità per integrare l’AI nei processi HR, potenziare la formazione e guidare il cambiamento organizzativo.
Come l’AI sta cambiando la formazione e l’apprendimento
Le esperienze portate da Aruba Academy mostrano come l’AI possa evolvere insieme alle persone: inizialmente “inesperta”, oggi è capace di comprendere bisogni formativi, suggerire contenuti, collegare colleghi che hanno affrontato gli stessi problemi. Un apprendimento adattivo, continuo, che porta suggerimenti e stimoli.
Giovanni Giamminola ha aggiunto che nel coaching il valore dell’AI sta nella capacità di potenziare i professionisti: un coach umano resta insostituibile, ma l’AI moltiplica il suo impatto, offrendo continuità, analisi e spazi di esercizio.
Italo Piroddi ha spiegato che l’AI “vive dei dati che riceve” ed è quindi un sistema in continua evoluzione. Quando Aruba ha introdotto l’AI nel proprio LMS, inizialmente lo strumento non era in grado di offrire un vero supporto. “Adesso sta crescendo insieme a noi: va guidato, osservato, monitorato e gestito”.
Un percorso di apprendimento guidato dall’AI richiede infatti un addestramento costante. La tecnologia analizza come la persona studia, quali contenuti utilizza e in quali momenti apprende meglio. In questo modo può suggerire quando è il momento di affrontare un nuovo tema, oppure individuare chi in azienda ha già risolto un problema simile, invitando a confrontarsi.
È un processo dinamico, che genera connessioni e stimoli continui.
Coaching e sviluppo: l’apporto dell’AI Coaching di Speexx
In questo contesto si colloca l’AI Coaching di Speexx, pensato per supportare manager e team attraverso due modalità complementari:
- Situational Coaching, che stimola riflessione, analisi e definizione di obiettivi;
- Role Play Practice, con simulazioni conversazionali e feedback immediato.
L’AI Coach rende il coaching accessibile, scalabile e conforme agli standard etici. Un coaching che potenzia – e non sostituisce – l’esperienza umana, rendendo migliore l’esperienza del coachee grazie al modello GROWTH.
Governance, etica e nuove figure professionali
Ai “tempi dell’AI”, la governance è essenziale e richiede nuove figure, come quelle dell’AI Manager, introdotto da Aruba. Un ruolo, ha precisato Piroddi, che supervisiona l’uso dell’Intelligenza Artificiale e garantisce che la tecnologia sia coerente con strategia e mission. Una figura che presto diventerà sempre più diffusa nelle aziende perché l’AI è un ecosistema da coltivare, non un semplice software.
Tra le battute finali del webinar si è affrontato anche il tema del disapprendimento: non basta imparare cose nuove, bisogna liberarsi delle abitudini che ostacolano il cambiamento. Per far sì che questo accada, bisogna mescolare degli ingredienti davvero utili ossia comunicazione trasparente, fiducia e un coinvolgimento delle persone del team fin dalle prime battute.
La metafora del bosco, emersa nel dibattito, offre un’immagine potente: nessun albero cresce isolato. Allo stesso modo, l’AI non può fare tutto da sola. È attraverso collaborazione, diversità e leadership distribuita che le aziende possono evolvere.
I webinar Speexx continueranno ad approfondire queste trasformazioni, creando connessioni e stimoli per HR, manager e professionisti dell’apprendimento. Un appuntamento costante per orientarsi in una “foresta digitale” in continua evoluzione.
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