Il viaggio ai confini della zona di comfort

Nel passato viaggiare rappresentava spesso un pericolo. Gli antichi ricorrevano a interrogazioni divinatorie e a riti propiziatori rivolti alla divinità appropriata quando si trattava di intraprendere un viaggio. Le ragioni per cui si viaggiava erano per lo più di conquista, di scambio mercantile o di necessità, più raramente di studio.

Oggi viaggiare è per noi più semplice.

Possiamo permetterci di viaggiare anche solo per vacanza.  E quando lo scopo del viaggio è la nostra vacanza vorremmo che tutto fosse perfetto, programmato, senza particolari problemi e soprattutto confortevole.

Quando siamo in vacanza è giusto che sia così MA

Il viaggio di conoscenza, di apprendimento, di crescita non è invece un tipo di viaggio che possiamo programmare nei dettagli. Per scoprire e conoscere qualcosa di nuovo, che ancora non ci appartiene dobbiamo spesso uscire dalla nostra zona di comfort e a volte viaggiare anche verso destinazioni che non ci sono completamente note.

La nostra zona di agio mentale ed emotivo rappresenta una bolla sicura all’interno della quale possiamo ripetere nella quotidianità quelle conoscenze e quelle capacità già acquisite precedentemente, almeno fino a che funzionano e non cambiano le regole del gioco.

Lo status quo personale può durare anche a lungo, ma l’essere umano è fatto per crescere e svilupparsi continuamente e la nostra bolla di comfort prima o poi subirà gli scossoni degli eventi esterni e del mondo che cambia intorno a noi.

Perché aspettare che gli eventi ci costringano a viaggiare se possiamo decidere noi quando e come viaggiare ai confini del nostro comfort?

Questo viaggio non richiede azioni estreme o di particolare eroismo, ma di fare ogni giorno un piccolo passo oltre quel confine per estendere, allargare, sfidare il nostro conosciuto.

Appena fuori dal nostro territorio di abituale competenza solitamente proviamo tre sentimenti base: paura, disagio, imbarazzo.

Un esempio su tutti è la sfida di apprendere una nuova lingua. In questo caso, per esempio, il confine della zona di comfort risiede spesso nell’uso passivo e attivo della lingua che stiamo imparando.

Siamo in fase passiva quando leggiamo un libro, ascoltiamo un film, studiamo la grammatica.

Siamo in fase attiva quando mettiamo in pratica quello che abbiamo appreso parlando con altre persone, scrivendo una mail o leggendo ad alta voce per praticare la pronuncia.

La differenza è che nella fase attiva si innescano le nostre reazioni emotive: abbiamo paura di sbagliare, di fare brutta figura, non ci piace fare fatica e sentirci a disagio. Ci sentiamo imbarazzati perché non troviamo subito le parole.

Queste emozioni ci fanno rientrare di nuovo nella nostra zona di comfort. E allora compensiamo con un altro corso, un altro libro, maggior studio della grammatica. Non vogliamo parlare la nuova lingua fino a che non saremo perfetti.

La prima cosa da fare è quella di rendersi conto che migliorare, crescere, imparare rimanendo nella zona di comfort è una illusione.

Come dice un proverbio della Nuova Guinea: “Finché non è nella carne, la conoscenza è solo una diceria”.

Se volete parlare una nuova lingua, non limitatevi a leggere il menù e cominciate a masticare le parole una alla volta, a colazione, a pranzo e a cena!  Speexx vi può accompagnare in questo viaggio: la comunicazione aziendale in lingua passa per progetti di formazione che vi portano oltre la vostra zona di comfort. Non abbiatene paura, anzi, sfruttate l’opportunità.

Buon appetito e Buon viaggio!

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