Speexx al Corporate Digital Learning Summit 2018 – I PARTE

Giovedì 10 maggio, Speexx ha partecipato al Corporate Digital Learning Summit 2018, in qualità di main partner.

L’evento, organizzato da Altaformazione, ha coinvolto oltre 800 HR Director e responsabili della formazione, fornendo spunti pratici per abbracciare le evoluzioni future del Digital Learning. 20 relatori si sono susseguiti per condividere nuovi trend e best practice dalle più grandi realtà aziendali internazionali.

Oggi si parla di “virale”, di “contaminazione”. Più un video è virale, più “contamina”. Come se non fossimo ancora pronti ad accogliere il nuovo. Fortunatamente, già molte aziende stanno adottando il giusto mindset per guardare alla trasformazione digitale come a un’opportunità, e non come a un ostacolo al futuro.

ACCENTURE_paolo-conti“Deve ancora maturare il convincimento circa l’applicabilità dei nuovi mezzi”, sostiene Paolo Conti – Managing Director di Accenture Digital, che apre il primo ciclo di interventi mattutino. Col programma “Skill to succed”, Accenture si serve della digital innovation per soddisfare le esigenze di chi cerca lavoro. La Skill to succed Academy è una online employability learning solution e offre 42 ore di formazione online con contenuti altamente interattivi che accompagnano gli utenti lungo l’intero percorso di ricerca lavoro. I risultati parlano di più di 2 milioni di user dal 2010 al 2016, a fronte di un goal sperato di 3 milioni entro il 2020.

ASSOLOMBARDA_paola-rossetti

Altra iniziativa firmata Accenture – in collaborazione con Assolombarda Confindustria Milano, Monza e Brianza (ce ne parla Paola Rossetti, Funzionario Scuola e Alta Formazione e Project Manager ABCDigital) – con “ABCDigital” i giovani digital native “insegnano il web” agli over 60 in un progetto di reverse mentoring che impedisce “l’emarginazione digitale” da un lato, e diffonde la cultura della Digital Transformation dall’altro.

Quali saranno i compiti HR del futuro?

Se il valore di un’azienda sta nelle persone, l’HR bilancia e incoraggia la coesistenza tra nuovi strumenti e molteplici generazioni di risorse umane. In questo scenario, l’HR è un abile mediatore tra tecnologia e fattore umano.

Per le aziende il cambiamento non è una trasformazione per inerzia, è adottare nuovi modelli di business. E’ necessario affrontare il cambiamento evoluzionario ponendosi come fine la scoperta e lo studio di nuovi strumenti, per raggiungere l’obiettivo più in fretta.

Scarica l’infografica sui gap del settore L&D

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SKY_silvia-guazzottiIn Sky è un concetto assodato. Il modo di fare formazione è evoluto, e abilitare le risorse è l’unica via per creare una reale sostenibilità d’impresa. Silvia Guazzotti (Head of Learning and Development in Sky) ci parla di reskilling. “In termini di formazione, siamo passati dal manager con pieno potere decisionale, alla risorsa autonoma a tutti gli effetti”. I dettami della User Experience chiedono format smart, preferendo al tradizionale training face to face, le aule virtuali, i webinar, le learning pills, le real time chat.

Il concetto di presenziale, grazie alla tecnologia, non cambia – ma si evolve. La presenza è digitalizzata.

Oggi la vita media di una competenza è di 4 anni. E’, quindi, essenziale (in)formarsi, costruire il proprio futuro (non necessariamente solo quello lavorativo) partendo dal self development.

Con 450 risorse formate, l’Open Learning di Sky è un ecosistema vivo in cui condividere idee e contenuti. “To bring better content and innovation to all of our customers, better connecting them to more of what they love.” – titola la slide. L’obiettivo è creare contenuti innovativi e aderenti alle necessità e agli interessi di ognuno.

HP_enrico-martines

Partecipa anche Hewlett Packard Enterprise, con Enrico Martines (Director of Development and Social Innovation) che proietta una slide molto evocativa con una citazione di Carl Sagan “Somewhere, Something Incredible Is Waiting To Be Known“ – da qualche parte, qualcosa di incredibile sta aspettando di essere scoperto. Ed è questo il motto da cui partire per predisporci al cambiamento.

Cosa serve davvero in una realtà in Digital Transformation?

La capacità adattiva, la velocità. Ormai la calma è la virtù dei morti (ndr). Accelera il modo di lavorare, di vivere, di predire. Ormai il digitale non è solo mezzo di business, è parte integrante del business.

“Il nostro device diventa il nostro settimo senso”, citando Martines, “un’estensione quasi fisica.” Oggi possiamo ancora concepire di dimenticarci a casa il telefono (o forse no?).

Per la generazione Z (ovvero i Centennials, nati fra gli ultimi anni ‘90 e il primo decennio del 2000, nonchè il 16% della popolazione mondiale) i concetti di condivisione, collaborazione, feedback, non sono opzioni o sviluppi; sono quotidianità, la normalità diaria. Fra 8-10 anni i baby boomers verranno sostituiti e le aziende verranno scelte, non il contrario. Si assiste a un ribaltamento epocale dell’ecosistema corporate: prima la tecnologia era in azienda, oggi nelle persone. Abbiamo Smart Home Technologies che non troviamo in ufficio.

Per attirare i talenti, le organizzazioni devono diventare più confortevoli, quasi migliori, delle nostre case.

Scarica l’infografica “i 6 passi della Digital Transformation”

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Che volto avrà la formazione del futuro?

La formazione deve polverizzarsi, il micro learning deve avere capacità adattive e rendere autonomi. L’utente non deve subire la formazione – che quindi non si limita più a trasferire informazioni – ma giocarci. Il corporate training diventa game based e fa in modo che si reperiscano informazioni quasi senza cercarle.

ALLEANZA_stefano-la-noceAnche in Alleanza Assicurazioni e Vodafone Italia il Digital Learning si rinnova. Stefano la Noce (Responsabile Formazione e Sviluppo Rete) ci racconta di quanto sia importante crescere al ritmo dell’evoluzione. Per Alleanza è importante proporre una formazione che colmi i gap individuali, user centrica, che preveda programmi educativi puntuali e creati a misura di job role. In Alleanza il corporate training si integra nella pianificazione lavorativa settimanale.

La trasformazione non è svecchiamento, è riprogettare sartorialmente l’esperienza a misura di user. La tecnologia serve a traghettare le aziende verso il cambiamento, non a trasformarle da vecchie a nuove.

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Laura Grasso, Responsabile Formazione in Vodafone Italia, ci racconta di un’azienda che conta più di 2 milioni di clienti digital native. Con il progetto “DigitalNinja”, Vodafone ha costruito una employee journey a supporto del processo di aggiornamento. 11 “digital ninja” e 11 top manager sono stati prota(nta)gonisti di un’iniziativa di reverse mentoring e scambio generazionale in ottica di affiancamento e knowledge sharing.

Perché non aver paura del cambiamento? Come sarà l’azienda 4.0?

Digitalizzare è alfabetizzare e fluidificare i processi. Non si sceglie il digitale perché è moderno, ma perché gli strumenti digitali sono facilitanti, semplificano operazioni e procedimenti.

Per Giuseppe Auricchio, Executive Director, Learning Innovation di IESE Business School “la digitalizzazione è un tessuto di interconnessioni fatto di oggetti, dati e previsioni” che ammanta la nostra vita lavorativa ed extra lavorativa. “L’efficienza è fare di più con meno risorse. La digitalizzazione permette standardizzazione e un alto grado di previsione”. E’ impossibile interrompere la Digital Transformation. Per lo stesso motivo, un’organizzazione deve incorporare la filosofia dell’e-learning nella propria cultura, perché l’apprendimento è (anche) strategia di business.

UNI_domenico-bodegaDomenico Bodega (Preside della Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore) approfondisce e amplia il concetto, definendo semanticamente il termine “economia” (da oikos, la casa) come “le cose più prossime a noi, cui dobbiamo dare valore”. Le competenze sono, a tutti gli effetti, un investimento sul nostro futuro. Nel panorama evolutivo, se le prime tre rivoluzioni si succedono a 100 anni l’una dall’altra, l’ultima (per intenderci, l’avvento di internet) è giovane di 46 anni. A sopravvivere ai robot saranno tutte quelle mansioni il cui protagonista è il fattore umano. Bodega stila – citando Tom Peters – una lista provocatoria e imperativamente normativa, sostenendo che un’azienda, per definirsi moderna, deve rispondere a 8 requisiti:

  1. Dev’essere loquace (per creare fiducia, deve saper comunicare anche al di là del linguaggio tecnico);
  2. goffa (l’imperfezione è umana e viceversa);
  3. ipocrita (saper parlare linguaggi e saper indossare maschere differenti dipendentemente da interlocutore e ambito);
  4. superstiziosa (i gruppi hanno ritualità e valori comuni. Per affrontare i rischi, un’azienda innovativa deve saper fronteggiare l’incertezza con ogni mezzo e convincersi di mantenere il controllo);
  5. mostruosa (la spinta violenta e pionieristica del “fare le cose”. Per iniziare, ho bisogno di coinvolgimento personale, di motivazione intrinseca);
  6. a 8 piedi (essere multitasking e far fronte a problemi di varia natura);
  7. vagabonda (cogliere tutte le occasioni che si incontrano nel viaggio);
  8. musona (è il concetto di kaizen. L’insoddisfazione è costruttrice di rapporti fiduciari. Ci vuole capacità visionaria basata sulle opportunità).

Ed è nelle stesse aziende moderne che si parla di “netflixizzazione” dell’apprendimento: quando ci si riferisce al learning con capacità adattiva, con abilità trasmutevoli, riferendosi ai piani formativi di quelle realtà corporate che hanno saputo cogliere in anticipo le tendenze del mercato.

Scarica l’ebook sul potere del Microlearning

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In un video da remoto dal Texas, Monica Cornetti – Gamification Master Strategist, Founder e CEO di Sententia Gamification – ci racconta di come i consumer abbiano cambiato modo di consumare, e i learner di apprendere.

La gamification, che trova nel motivational design il suo elemento catalizzatore, concorre a strutturare processi aziendali più coinvolgenti e divertenti. E quindi, a generare engagement.

Nell’ultimo intervento della mattina, anche Beatrice Venezi (tra i direttori d’orchestra più giovani d’Europa) parla di learning, e, più specificatamente, di educazione al bello.

Come succede anche in ambito HR, Il direttore d’orchestra unifica le conoscenze (in questo caso musicali). Ogni musicista è, sì, in grado di interpretare la musica, ma con il proprio filtro. Il direttore deve omogeneizzare l’interpretazione, dare una vision comune. L’orchestra è una piccola azienda operosa in cui l’interpretazione è l’atto complementare all’esecuzione. Un direttore dev’essere un motivatore, sviluppare il pensiero laterale, avere capacità di problem solving – ma soprattutto -saper ascoltare e comunicare.

Scarica l’infografica “i 5 step della Comunicazione Efficace”

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[A breve la seconda parte dell’articolo per scoprire cos’è successo nel secondo ciclo di interventi pomeridiano…Stay Tuned!]