Millennials e Generazione Z, le infinite possibilità di fronte al cambiamento

Millennials e Generazione Z: finalmente ne parliamo anche in Italia, cominciamo ad analizzarli come se fossero oggetti estranei e non integrati nelle nostre vite o nel nostro luogo di lavoro.

 

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“Integrati”, poi, è una parola grossa, perchè se da un lato basta guardarsi intorno in azienda, per trovare persone che muovono lì dentro i primi passi, dall’altro è evidente che il luogo di lavoro e l’azienda non li stanno inglobando senza “intoppi”.

Sia a livello di management che di risorse umane, ancora una volta è importante ottenere tutte le informazioni possibili su cosa stia accadendo in questo incontro-scontro generazionale, ed ancora una volta possono arrivare in nostro soccorso enormi quantità di studi, survey ed articoli d’oltreoceano che trattano minuziosamente di questo fenomeno.

Come ho già avuto modo di affermare nel mio post sulla digital transformation, la rivoluzione è prettamente culturale ed ogni manager, di fronte a questo cambiamento, deve necessariamente possedere quelle skills linguistiche per comprendere mutamenti profondi non solo nel set di asset che si ritroverà a dover maneggiare, ma anche nelle caratteristiche delle Risorse Umane che avrà a disposizione.

Il vantaggio competitivo non risiede solamente nel poter studiare ed analizzare comportamenti e skills attraverso gli innumerevoli studi che, in lingua inglese, sono facilmente accessibili online, ma nel caso di Millennials e Generazione Z, si tratta di poter cavalcare questo tipo di cambiamento a livello pratico ed operativo.

Una delle caratteristiche preponderanti di Millennials e Generazione Z, è quella della loro concezione del lavoro, sempre più sconnessa dal tipico orario 9-18 e dalla presenza fisica in ufficio.
Questo cambiamento è iniziato con i Millennials, e ciò fa presagire che i loro “successori”, la Generazione Z, sarà ancor più liquida e lontana dalla classica figura impiegatizia, propria degli anni in cui i nostri genitori lavoravano per questa o quella azienda.

In questo contesto in mutamento, i confini geografici contano sempre meno, così come quelli culturali. Le giovani startup che in città come Berlino, Londra, Dublino e Parigi sgomitano per trovare il loro spazio in mercati competitivi ed affollati, possono contare su team distribuiti in diversi Paesi e continenti, persone dalle estrazioni culturali più diverse, accomunate da un unico linguaggio, l’inglese, che operano fianco a fianco pur non condividendo la scrivania fisicamente.

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I confini geografici, le nazionalità, le città di origine, con il passare del tempo diverranno sempre meno rilevanti, lasciando spazio a skills, attitudine e cultura.
Una rivincita per chi come me ha sempre investito su questi tre aspetti, scommettendo sul futuro, che ora è qui.

Questa rivoluzione avrà un impatto devastante su quelle aziende che non si faranno trovare pronte dal punto di vista culturale, anche perchè queste nuove generazioni hanno moltissime aspettative rispetto non solo alla mansione che dovranno svolgere (e che dovrà essere sfidante) , ma rispetto anche ai propri capi, ed al salario.

Se per molti anni il paradigma ha riguardato il manager che stabilisce obiettivi e kpi per il proprio team – da valutare una o due volte l’anno –  oggi le aspettative di Millennials e Generazione Z sono quelle di avere un dialogo costante con i propri manager, di poter collaborare nello stabilire obiettivi e goal.

Va da sè che questo possa avvenire in un ambiente di lavoro che, in primis, ha avuto modo di studiare ed approfondire questa tipologia di comportamenti, in secundis, conti nella presenza di Team Leader ed HR Manager che abbiano la possibilità di comunicare alla pari, anche dal punto di vista linguistico, con lavoratori che idealmente potrebbero essere inglesi, francesi o islandesi.
E aggiungerei, con un pizzico di cinismo, che la possibilità di comunicare abilmente in inglese nel day by day, permetterebbe ai manager ed all’intera azienda non solo di attingere a queste generazioni di lavoratori “liquidi”, ma anche a nuovi mercati dove questo genere di forza lavoro costerebbe meno che in patria (ma questa è un’altra storia).

I mutamenti aprono le porte a infinite possibilità, ma solo a chi culturalmente è in grado di accoglierle e cavalcarle.
In conclusione, c’è un mondo di informazioni open source che può preparare qualsiasi Manager o azienda a “reggere l’impatto”.

Io stesso attualmente lavoro in un contesto in cui più di 30 nazionalità diverse in 6 Paesi d’Europa comunicano e lavorano fianco a fianco solo e unicamente in inglese e si, siamo tutti Millennials, pronti a dare il benvenuto alla Generazione Z.