Engagement, assumption, best practice, management…  Ecco pochi esempi di parole in lingua Inglese che vengono utilizzate in ambito lavorativo nel nostro Paese. Noi, a Speexx, usiamo spesso la parola “blended”!
Recentemente mi è capitato di spiegare ad una mia amica di cosa si occupa l’azienda in cui lavoro. Inevitabilmente ho utilizzato il termine inglese “blended” poi però ho dovuto spiegarne il significato in italiano: mi sono resa conto che una nuova parola straniera era entrata a far parte del mio vocabolario usuale quotidiano.

Studi scientifici sulla diffusione della lingua Inglese indicano che nel 2050 metà della popolazione mondiale parlerà in Inglese, sebbene ad oggi la lingua più diffusa sia il Cinese Mandarino. Essa viene parlata da 1.5 miliardi di persone contro 1.2 miliardi che si esprimono in Inglese. La Storia del XX secolo e l’attualità corroborano questa tesi. Pensate alla lingua utilizzata già durante gli international agreement, come quello tra Germania e Giappone nel 1940: ci si accordò parlando in Inglese. Oppure, per fare un esempio attuale, pensate a qualsiasi termine che abbia a che fare con la tecnologia o l’informatica. Sono certa che starete pensando ad una parola inglese. E se vi chiedessi la vostra canzone preferita del momento? Be’ probabilmente sarà una canzone in lingua Inglese.

Siamo circondati e bombardati da termini inglesi, quotidianamente. Ma ci sentiamo a nostro agio? Chi pratica l’Inglese da molti anni, probabilmente non ci farà più caso: utilizzerà la sua lingua madre e quella acquisita pacificamente. Diversa sarà la situazione per chi ha iniziato da poco a dover avere a che fare con l’Inglese e soprattutto se non è più giovane. L’età, nell’apprendimento linguistico, è un punto fondamentale. È stato dimostrato con evidenze empiriche dalle neuroscienze cognitive che il nostro cervello intorno ai sette anni di età inizia ad irrigidirsi. Questo significa che non è più facile creare connessioni cerebrali flessibili (che cambiano anatomicamente il nostro cervello) e quindi facciamo fatica ad imparare una nuova lingua. Con l’allenamento o, nel nostro caso, con l’esposizione alla lingua straniera le cose possono cambiare. Ma non basta.

Personalmente ho capito che la chiave è un’altra. La motivazione.

Ho abitato per poco meno di un anno in Egitto e pur non avendo mai studiato l’Arabo, dopo qualche settimana dal mio arrivo in quel Paese sconosciuto mi ritrovai a chiacchierare – e a farmi capire – dai venditori al mercato: dovevo pur mangiare! “Sopravvivere” era la motivazione che mi spinse ad imparare a conversare in arabo. Nessun professore me lo aveva imposto. Probabilmente se le mie prime insegnanti di Inglese avessero puntato sulla conversazione e non sulle regole grammaticali, oggi sarei stata una bilingue! Oggi l’Italia si trova al 22esimo posto di una classifica che include 24 Paesi Europei relativa alla conoscenza della lingua Inglese da parte dei bambini in età pre-adolescenziale. Al primo posto si è piazzata la Danimarca, la quale offre ai bambini le stesse ore di lezione di lingua Inglese dell’Italia. Quello che cambia è il metodo, lì infatti applicano l’insegnamento della lingua a situazioni reali. A questo punto, la motivazione si rivela la chiave di volta della mia argomentazione: le situazioni reali prevedono un’azione e, senza motivazione, non ci può essere un’azione.

Esistono due tipi di motivazione: quelle che arrivano dall’ambiente esterno e quelle interne. Le prime si basano sugli incentivi che vengono dal mondo esterno: facciamo qualcosa perché speriamo di ottenere le ricompense sperate o promesse. Le seconde sono quelle che dipendono interamente da noi. Quale avranno più successo? Microsoft nel 1993 lanciò un nuovo progetto: la prima enciclopedia su supporti informatici. Nonostante gli enormi incentivi dati ai dipendenti di un’azienda così potente, il progetto finì qualche anno dopo e venne soppiantato da un progetto tutt’ora in auge: Wikipedia! La motivazione che spinge i collaboratori dell’enciclopedia online più famosa del Mondo a scrivere delle voci è il piacere di farlo e di condividere “conoscenza” con gli utenti web.

Imparare le lingue è necessario. Farlo in maniera piacevole è la chiave del successo.